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IL LADRO regia di Alfred Hitchcock

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amterme63     9 / 10  16/02/2009 18:29:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ero convinto di trovarmi davanti ad un film minore di Hitchcock e invece sono rimasto a bocca aperta. E' un film che colpisce, coinvolge e impressiona. Secondo me non è per nulla datato, anzi! In tempi emotivi, di paura per se stessi e per la propria proprietà privata (come ad esempio gli attuali) è facile rimane vittima di considerazioni affrettate e istintive. L'isteria da furto può portare a considerare vere anche delle semplici impressioni e dato che adesso va di moda (come negli anni 50) la presunzione di colpevolezza, chi è oggetto di queste impressioni se la vede proprio brutta. Per "fortuna" c'è la barriera razziale che "salva" le persone di etnia italiana. Pensiamo a un cinese o a un rumeno che potrebbe essere facilmente scambiato per qualcun'altro. Basta poco per distruggere la vita a una persona. Il film ci fa toccare questa brutta situazione con mano.
Hitchcock agisce in maniera chirurgica sulla storia e sul modo con cui viene presentata. Intanto la sfronda di tutto quello che è inutile o che può distrarre: via i colori, via le belle ambientazioni, via i personaggi brillanti. Abbiamo davanti una persona normale anzi normalissima (forse troppo normale). Il protagonista sembra in apparentenza un personaggio da film noir: povero in canna e alle prese con l'esigenza di avere denaro potrebbe essere tentato dai desideri smodati di lusso e dal ricorso ai mezzi eccezionali della delinquenza. Invece Hitchcock evita apposta tutte le caratteristiche "emozionanti" che facevano nel cinema una persona qualunque un "eroe". Sembra di avere davanti un puritano inglese appena sbarcato dalla Mayflower, da quanto è integerrimo. Non sorride mai, si concede divertimenti e vacanze con sensi di colpa, da quanto pensa alla famiglia e al proprio dovere.
Eppure questa persona può finire in un circolo vizioso. Basta una etichetta "LADRO" appiccicata sopra ed è finita. Nessuno crede o vuole approfondire. Le conseguenze della pigrizia mentale e della malafede sono disastrose. L'uomo onesto vede crollare tutto addosso e deve fare ricorso a una gigantesca forza d'animo per resistere. Chi cede è invece la moglie ed è un tonfo drammatico. Hitchcock ci presenta le cose in chiaro fin dall'inizio. Sappiamo benissimo che è innocente e quindi ci immedesimiano all'istante con i suoi sentimenti. In questa maniera sentiamo addosso tutta l'umiliazione e tutta l'ingiustizia che può capitare ad un innocente.
Ma come è possibile che nessuno se ne accorga o voglia fare un piccolo sforzo per dare un po' di credito a questa persona? E' proprio così terribile e impersonale la macchina della giustizia? E' arrivata a questo punto?
Hitchcock non poteva allora ammettere questo. Il pubblico e l'opinione pubblica non avrebbero permesso. Bisognava in qualche maniera riparare e dare una speranza. La forza della solidarietà familiare, il ricorso alla fede religiosa, la spintarella decisiva data dal fato ed ecco che la storia alla fine in qualche maniera si ricompone. E' un gigantesco sospiro di sollievo per lo spettatore. Per fortuna che ci sono i mezzi per rimediare, viene da pensare. Hitchcock però ha l'accortezza di non togliere del tutto la rabbia da addosso lo spettatore. Il protagonista si riprende in qualche maniera, ma sua moglie no (almeno non subito). Quindi non ci fa scordare che le conseguenze dei pregiudizio e delle valutazione emotive troppo impulsive possono trascinarsi a lungo. Meglio non scordarlo.
Tra l'altro, questo è il primo film di Hitchcock in cui la componente psicologica entra in maniera diretta nella storia e ha il suo importante ruolo. E' un segno che anche Hitchcock si è reso conto che la realtà sociale a metà anni 50 è diventata molto più complessa e che colpisce in prima persona tutti, nessuno escluso.
Ripeto, un grande film estremamente efficace che io considero attualissimo se si riesce a fare a meno di ogni pregiudizio razziale.
Invia una mail all'autore del commento kowalsky  02/10/2011 02:03:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Leggo sempre i tuoi commenti con grande piacere. Il protagonista doveva essere secondo le intenzioni di Hitch un "mediocre" di scarso talento, un uomo comune con una bella moglie e poche altre ambizioni nella vita. Come dici tu, è "la normalità" l'imprevisto che guasta e fa paura, potrebbe capitare a chiunque (in un certo senso è il film più langhiano di Hitch, v. Furia, Giovane e innocente, etc.). Credo che proprio questi elementi lo rendano un ottimo film (micidiale l'allusivo e tristemente ironico titolo, "Il ladro").
amterme63  02/10/2011 16:44:38Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
D'accordissimo con te, Luca.