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SABOTATORI regia di Alfred Hitchcock

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Godbluff2     7 / 10  27/06/2022 23:40:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Non è sicuramente tra i migliori di Hitchcock, alterna cose molto belle sotto vari aspetti (che sia la tecnica cinematografica oppure alcuni personaggi molto belli) ad altre decisamente dimenticabili, a partire da una sceneggiatura confusionaria e strapiena di buchi e forzature, in una quantità eccessiva anche in un cinema come quello di Hitch che ogni tanto chiede allo spettatore di chiudere un occhio su certe ingenuità, promettendo (e mantenendo, il più delle volte) meraviglie sotto altri punti di vista. Ogni tanto, appunto, qui è spesso da guardare girati dall'altra parte, il che sarebbe un peccato visto che la maestria di Hitchcock non manca nemmeno in questa occasione di costruire sequenze visivamente memorabili, ben costruite nel ritmo e nell'uso della tensione stringente (la giacca di Fry che si strappa, si strappa...) oltre a seminare i soliti trucchi d'autore qua e là che rendono tutti i suoi film riconoscibili immediatamente.
Visivamente imponente la sequenza finale sulla Statua della Libertà, con la quale Hitchcock traccia la linea che porterà 17 anni dopo al bellissimo "North by Northwest" e al suo Monte Rushmore; in realtà l'intero "Sabotatori" getta semi piuttosto evidenti ripresi poi nel film del '59, ad esempio lo spostamento geografico continuo del protagonista (ovviamente un innocente ingiustamente accusato), in questo caso da costa a costa degli Stati Uniti.
Ci sono momenti splendidi, anche di scrittura e di costruzione di personaggi secondari bellissimi, la sequenza a casa del cieco e il personaggio di quest'ultimo segnano il mio momento preferito del film, con Hitchcock che esprime come sempre in modo molto chiaro le sue linee guida espressive: nel bel mezzo dell'ottusa e opprimente cecità dei vedenti solo un cieco riesce a vedere liberamente e dunque pensare liberamente, come viene esplicitato dallo stesso personaggio in un dialogo, della serie "più chiaro di così..."
In generale Hitchcock tratteggia una serie di personaggi semplici o ai margini della società andando a trovare in costoro un ancora di onestà, ingenuità e apertura mentale che serviranno come ancora di salvezza per il protagonista e persino come opportunità di crescita e redenzione per l'ottusa e moralista co-protagonista femminile; sono il simpatico camionista e i "freak" del circo (dove Hitchcock infila luci e ombre caratteriali, evidenziando i contrasti ma cadendo male sullo stereotipo macchiettistico del nano strònzo perché, come avrebbe poi detto De André... eh) che si uniscono al cieco zio di Patricia.
Tuttavia il film è anche pieno di ingenuità, soprattutto narrative, nella sceneggiatura e nei dialoghi ma a volte anche nella messa in scena e in qualche soluzione visiva ad oggi molto datata e abbastanza inguardabile. La sceneggiatura presenta forzature fin dai primissimi minuti e forse spinta dal ritmo piuttosto sostenuto del film, uno dei più "action" del regista, comincia talmente a correre nel finale che si dimentica dei pezzi per strada, diventando frettolosa, confusionaria e lasciando fin troppo in sospeso, a mio avviso non per volontaria intenzione di "non detto". Peccato, non un bellissimo lavoro di scrittura (di Pieter Viertel e Joan Harrison).
Poi c'è la questione della propaganda. Va contestualizzata, essendo un film girato e uscito in piena Seconda Guerra Mondiale. Niente da dire sulle tirate anti-totalitariste, concettualmente sacrosante, niente da dire sul viscidume dei cattivi della situazione (bellissima interpretazione di Norman Lloyd e Otto Kruger, di gran lunga migliore di quella dei due protagonisti, Cummings e Lane, mediocri) perfettamente resa, ma le sparate pro-America patria della libertà, comprensibili all'epoca vista l'ombra nazista che incombeva ovunque, oggi sono semplicemente inascoltabili e fanno ridere tantissimo, non nel senso buono. Solo in alcuni dialoghi la cosa diventa ridicola (tipo il monologo di Cummings ad un certo punto, imbarazzante) per il resto la resa di Hitchcock nel suo messaggio anti-totalitarista è più sobria, e dunque più piacevole e dunque più efficace e il film si concentra di più sul ritmo e su altre questioni esposte attraverso l'incontro del protagonista con i bei personaggi di cui sopra.
Nota di demerito per la co-protagonista: personaggio irritante (volutamente, all'inizio) che non smette di essere tale anche dopo la sua redenzione (che tra l'altro, è momentanea, poi ricambia idea e poi la ricambia di nuovo, il gioco del dubbio hitchcockiano sarà però reso meglio in altre occasioni o lo era già stato in film precedenti, questa sembra solo molto psicolabile così com'è nel film) tra l'altro avvenuta troppo repentinamente e in un modo che proprio non mi convince; a questo si aggiunse la prova non certo memorabile di Lane, una delle attrici dalla quale Hitchcock non riuscì a spremere il meglio.
"Sabotatori" è un film che alterna cose che mi sono piaciute moltissimo ad altre che non mi sono piaciute per nulla, andando avanti così per tutta la durata. Peccato, c'è da dire però che il buon Alfred dopo un biennio un po' così (un paio di film nel complesso più che discreti ma sotto ai suoi standard, come questo e la Smith-comedy dell'anno precedente) dal 1943 comincerà a tirar fuori una sequenza di ottimi film davvero memorabile e senza nemmeno essere ancora arrivato al suo meglio, per quello bisognerà aspettare gli anni '50.