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FANNY & ALEXANDER regia di Ingmar Bergman

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pier91     9½ / 10  12/03/2012 14:31:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Come mago io creo il credibile, gli spettatori provvedono all'incredibile".
Allo stesso modo di Aaron, Bergman confidava nell'intelligenza creativa del suo pubblico. Ci ha messo alla prova forse più di tutti, concedendoci un particolarissimo gesto di stima, la sua personale carezza. Ha sempre partorito l'essenziale, il cinema assoluto in una scatola bianca, cosicché ognuno potesse riempirla col proprio vissuto. E' questo il principio di tutte le opere universali, comprese quelle, difficili e rischiose, di matrice autobiografica. "Lo specchio" in tal senso occupa un posto esclusivo, ma "Fanny e Alexander" gli si pone immediatamente accanto. Se l'infanzia per Tarkovskij era l'età delle infinite speranze e poi il ricordo delle infinite illusioni, per Bergman è anche, e soprattutto, la sede originaria delle più grandi paure. I fantasmi che popolano il sovramondo di Alexander non sono sagome astratte, bensì ossessioni di carne e ossa. Il terrore del peccato e il rancore verso un Dio assente, o silente, lo accompagneranno per tutta la vita. "Non ti libererai mai di me" è l'avvertimento dello spettro del patrigno. L'austerità malata di Vergerus risulta tanto più inquietante se confrontata con la levità quasi surreale del piccolo mondo teatrale. Sebbene non esente da ipocrisie e perversioni, è depositario di una peculiare e magnifica libertà, quella di scegliere di volta in volta la maschera più conforme ai propri propositi. La nonna Helena, che recita nella vita come sul palcoscenico, ne è il personaggio emblema. Il suo rassegnarsi agli eventi più dolorosi, come (spoiler...) lla morte del figlio, senza scorgervi alcun disegno diabolico o divino, ma solo un' equa insensatezza, è forse ciò che Bergman concepisce come pace: "La realtà è rimasta in frantumi da allora...e, strana curiosità, si sente più reale in questo modo. Così non mi preoccupo di rammendarla. Semplicemente non mi interessa più se niente ha senso."