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FANNY & ALEXANDER regia di Ingmar Bergman

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Ivs82     10 / 10  14/08/2006 18:43:32Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nella carriera di ciascun regista si può individuare un film simbolo, quello che meglio di tutti ne compendia i sogni, le ossessioni, i turbamenti, le passioni. Quello che racchiude l'intera poetica del suo autore e al tempo stesso costituisce una chiave di lettura per comprenderne la produzione passata e futura. Per Fellini era 8 e 1/2, per Bergman Fanny & Alexander. Due capolavori tanto diversi quanto simili: dal marcato autobiografismo alla potente riflessione sul ruolo dell'arte e dell'artista, sino ad arrivare al continuo rincorrersi e accavallarsi dei piani del sogno e della realtà.
Ma Fanny e Alexander nonostante i punti di contatto col manifesto artistico felliniano è un film profondamente bergmaniano; anzi è senza ombra di dubbio una fedele fotografia dell'uomo/artista Ingmar Bergman. In esso trovano infatti spazio tutti gli elementi artistici e stilistici che hanno fatto grande il suo cinema: l'amore per il teatro, il ruolo dominante della donna, l'eterno fallimento cui è condannato il sesso maschile, l'inganno della religione, la famiglia come microcosmo di odio e amore, il rapporto uomo/divinità, l'impossibilità di razionalizzare la fede.
Tutti temi dalla portata universale e dai connotati tanto ampi quanto sfuggenti che sono qui trattati con un'onestà intellettuale e una sensibilità da grande autore, o se vogliamo da grande filosofo.
La filosofia e il teatro sono stati infatti uno stimolo costante e un punto di partenza/arrivo del suo percorso registico e arrivano qui a costituire una ferma e decisa dichiarazione d'intenti; se infatti prestate attenzione il film si chiude con la frase di Strindberg “Tutto può avvenire, tutto è possibile e probabile; tempo e spazio non esistono. Su una base minima di realtà l'immaginazione disegna motivi nuovi: un misto di ricordi, esperienze, invenzioni, assurdità e improvvisazioni".
Ed è questa la via maestra da seguire per non perdersi nel labirinto interpretativo dell'opera: che altro non è che un appassionante, magico e doloroso viaggio nella crudeltà e della dolcezza dell'esistenza; un itinerario di crescita e di presa di coscienza del mondo che viene filtrato attraverso gli occhi innocenti di Alexander: un bambino intelligente e sensibile che svolge il doppio ruolo di alter ego del regista e ambasciatore di un'età in cui l'immaginazione e la fantasia sottomettono la realtà fino ad annullarla.
Bergman, pessimista dichiarato, in questa via crucis che è la vita sembra indicarci due sole vie di salvezza: da una parte il sogno, unico appiglio per superare la monotonia e il grigiore della realtà, dall'altra il teatro, configurato come una catarsi dalle sofferenze e dalla incompiutezza dell'esistenza. Raggiungere la perfezione nell'arte per compensare l'imperfezione della vita: forse è questo il messaggio ultimo che l'autore svedese ha voluto lanciare al suo pubblico.
E a noi non resta che recepire questo messaggio e vedere, assaporare, farci trasportare da questo meraviglioso racconto, rimanendo ammaliati da questa storia universale e intima al tempo stesso.
Fanny & Alexander ha infatti il vigore e il fuoco sacro dei grandi romanzi e come tutti i veri capolavori rapisce lo sguardo e il cuore sin dalla prima visione. E' un'opera giovane (ha solo poco più di 20 anni) ma già immortale la cui bellezza rimarrà immutata negli anni proprio perchè essa è un manifesto indelebile del Cinema nella sua forma più alta.