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L'ORGOGLIO DEGLI AMBERSON regia di Orson Welles

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BlackNight90     8½ / 10  08/05/2010 17:01:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Viene da chiedersi se abbia senso valutare un film così amputato, più di una quarantina di minuti tagliati via come da una falciatrice dalla stupida casa di produzione (stessa cosa successa a Tod Browning, altro genio maledetto), e per di più rinnegato dallo stesso Welles.
Eppure per Quarto potere aveva avuto libertà assoluta: forse lo sgarro fatto a Hearst era troppo grande per essere tollerato.
Ma la regia di Welles si vede tutta, e forse questo è il suo film più 'bello' da vedere dal punto di vista estetico: una regia spettacolare e teatrale, piena di bei piani-sequenza, profondità di campo e inquadrature dal basso per trasmettere l' inferiorità nei confronti degli Amberson, un senso del cinema, come ebbe a dire Fellini, 'barocco e avvolgente' in cui la scenografia è fondamentale.
Il ritratto che fa Welles di questa famiglia è potente ed affascinante. Siamo nell'epoca di passaggio dal cavallo all'automobile, dall'aristocrazia terriera alla borghesia industriale: nelle epoche di passaggio, di transizione, gli uomini danno il meglio o il peggio di sè, in questo caso è la Vanità, intesa nell'accezione dei due termini, a trionfare sui sentimenti umani che finiscono calpestati, l'orgoglio e la superbia che distruggono la vita stessa.
Welles crea un quadro umano e sociale degno di un Flaubert o Balzac, ma credo che il film non sia un capolavoro al pari della genialità di Quarto potere, Touch of evil o Il processo, forse è troppo lineare e a volte un po' prolisso.
Il finale lo penalizza perché quella redenzione quasi cristiana è forzatissima, anche perché Welles non voleva fare nessuna lezione morale, probabilmente in tempo di guerra la gente aveva bisogno di conforto e fiducia nei cambiamenti. Peccato che così l'intento artistico di Welles vada a farsi benedire.