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LE DUE VIE DEL DESTINO regia di Jonathan Teplitzky

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Spotify     6 / 10  06/03/2016 17:00:27Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Discreto film che fa del suo punto di forza un Firth in gran forma. Tuttavia mi aspettavo qualcosa in più e invece la pellicola in questione non va oltre una piena sufficienza, che raggiunge tra l'altro, solo grazie ad una seconda parte molto più convincente della prima. L'opera è l'ennesima a trattare il tema degli effetti post-guerra sugli ex-soldati, quindi niente di nuovo da questo punto di vista, anche se c'è la giustificazione che il tutto è ripreso da una autobiografia. I primi 20 minuti anche se centrano poco col resto del film, sono ben confezionati dal regista, che li utilizza come una sorta di apripista per la vera trama che comincia a svilupparsi dopo. Teplitzky è bravo a non far apparire il suo lavoro, come un puro e semplice revenge movie, rinunciando quindi a spettacolarizzare e magari anche rendere più pulsante il ritmo. Penso che si sia tenuto abbastanza fedele al libro, visto che, quando vicende del genere devono essere portate dal book allo schermo, i registi tendono sempre a storpiare molto i fatti, aggiungendo dosi di violenza e quant'altro. Direzione degli attori (in parte) molto buona, specie quella di Colin Firth, reso credibilissimo, caratterizzato altrettanto bene e dotato di una singolare versatilità. Caratterizzato bene anche l'attore che rappresenta l'antagonista, ben sviluppata la metamorfosi da crudele torturatore a tranquilla guida per turisti. Se la prima parte non è gran cosa e ciò lo spiegherò più approfonditamente dopo, la seconda invece è dotata di un buon ritmo, una maggiore enfatizzazione dei dialoghi e discrete scene sia di suspense, sia di forte emotività. Il finale è davvero commovente, girato ottimamente e accompagnato da un bel tema musicale di fondo. Ovviamente fa anche riflettere, in quanto spiega come in realtà la vendetta in fin dei conti non aiuta a stare meglio, mentre invece il perdono si, oltre a dimostrare la grandezza del soggetto che lo attua, come fa, appunto, il protagonista. Colin Firth, come già ho detto in precedenza, è uno dei punti cardine, la sua interpretazione è davvero splendida, forse la sua migliore di quelle che ho visto fino ad ora. E' molto intenso, emotivo e drammatico. Riesce, nell'arco dei circa 110', a far commuovere più volte lo spettatore. Poi è davvero impeccabile in tutta la situazione in cui si ritrova faccia a faccia col suo ex aguzzino. Le espressioni sono sempre all'altezza, molto varie e a volte, valgono più dei dialoghi stessi. Grandissima poi, l'esplicazione di quest'ultimi, parlati con gran cinismo e convinzione. Alla fine, si può dire che l'attore britannico, ben sposa la causa di Eric Lomax, caratterizzando sapientemente il personaggio. La scenografia è bella, specialmente tutta la sezione dove il protagonista è stato torturato. Il regista la valorizza bene in quanto, a distanza di tanti anni, nel momento in cui i due nemici si rincontrano, fa sentire ancora una sinistra aura di morte. Realizzata bene anche la ferrovia che è uno dei luoghi più significativi della pellicola. La fotografia è senza infamia e senza lode e come tante altre cose, è abbastanza caratterizzante solo nella seconda parte. Ed allora, andiamo a vedere cosa non va invece in questa prima parte: in realtà non è che ci sia moltissimo da dire, se non che, c'è un ritmo davvero soporifero, la narrazione è lentissima con una marea di scene ripetitive. E se con le scene in cui Lomax era giovane, quindi quelle dove in teoria ci sarebbe dovuta essere più azione, c'era una possibilità di risollevare le sorti del tutto, tale pretesto fallisce miseramente per una regia davvero piatta e insipida. In tutto questo comunque, la sceneggiatura non è esente da colpe, anzi, le situazioni ripetitive sono causa di grave mancanza di idee da parte Boyce e Paterson. Poi, anche il personaggio della Kidman è sviluppato malissimo e risulta essere assolutamente fuori luogo e piuttosto inutile. Infatti ciò, si ripercuote anche sulla direzione di Teplitzky sull'attrice, che appunto, non viene valorizzata affatto e sull'interpretazione della Kidman stessa che si limita a svolgere il compitino della moglie che cerca di trovare una soluzione ai problemi del marito, non sfoderando neanche un briciolo dell'immenso talento che ha. Scelta sbagliata comunque del director, perchè non puoi prendere in un ruolo del genere una come Nicole, c'è il rischio di sprecarla, infatti così è stato. Ritornando allo screenplay, nella sua generale mediocrità, alcuni lati positivi ci sono come ad esempio dei dialoghi ben scritti e quasi mai banali, (che comunque, come ho fatto intendere prima, risultano davvero in spolvero sollo nella seconda parte) un degno sviluppo del protagonista e un paio di situazioni interessanti (vedi spoiler).

Conclusione: è un film a due facce, alla fine si salva soprattutto grazie agli ultimi 50' e un Firth eccellente, per il resto non è gran che. 6+ .

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