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OLD BOY regia di Chan-wook Park

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amterme63     8½ / 10  28/09/2012 22:59:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
E' un film che mi ha molto impressionato e ho capito che il suo maggior pregio è proprio questo: il potere di suggestione sullo spettatore. La storia non è credibile, i fatti e le ragioni narrate estreme, i personaggi sono fatti vivere in una specie di limbo quasi separato dal mondo ordinario, insomma la storia appare quanto mai artificiosa e fatta apposta per appartenere esclusivamente al mondo del cinematografo. In effetti "Old Boy" in qualche maniera rientra nei canoni dei film di genere; ad esempio può essere preso come film tipico della serie "offesa-vendetta", molto comune nel cinema orientale. Anzi il film vuole apparire proprio come appartenente alla tradizione dei generi, tra l'altro attingendo con citazioni all'immaginario collettivo culturale comune (rientrando nei canoni dell'estetica postmoderna). Inoltre segue la moda dell'estremo, tratto tipico anche questo dell'intrattenimento postmoderno (argomenti estremi come incesto, scene molto forti con tagli, estrazioni o amputazioni).
Chan-wook Park però usa i canoni estetici postmoderni non come fine ma come mezzo. In altre parole trascende il genere, lo usa come semplice strumento per trasmettere messaggi più profondi e più seri della pura distrazione emotiva o del divertimento insolito tramite meraviglia. Qui si rientra nella tradizione e nell'esigenza orientale di spiritualizzare ogni aspetto anche materiale e (a)normale del vivere umano. Per questo pure le vicende tipiche di uno spettacolo postmoderno estremo diventano l'occasione per scandagliare l'animo umano, metterlo alla prova, denudarlo. Ed è qualcosa che colpisce e rimane impresso. Tramite Oh dae-su proviamo anche noi a entrare psicologicamente e emotivamente in situazioni e stati che mettono a durissima prova qualsiasi persona. La storia è artificiosa ma i sentimenti sono veri, terribilmente veri.
Come riesce Chan-wook Park a ottenere tutto questo? Tramite un abilissimo mix di ritmo visivo accellerato, narrazione molto sincopata ed ellittica, notevole fantasia, grande abilità e inventiva nel presentare i punti di vista, estrema varietà nei modi di visualizzazione e rappresentazione delle singole scene. E' un mix unico, irripetibile, che affascina, prende, cattura. E' cinema assolutamente particolare, molto ricco e potente.
Ci troviamo quindi davanti di continuo qualcosa di emotivamente rilevante, il film non ha pause, cadute, è di una tensione emotiva continua. La prima parte si basa tutta sulla sincope e sul ritmo. La seconda invece, a quadro spirituale delineato, rallenta il ritmo, soppessa, mostra impietosa i risultati delle torture emotive che i due protagonisti si infliggono l'un l'altro.
Sì perché il film in qualche maniera è una velata critica alla tradizione orientale della vendetta. Il raggiungimento dello scopo (la soddisfazione di vedere il nemico umiliato e punito) non procura sollievo o pace, anzi rovina l'anima del vendicatore, incrudelisce e lascia strascici deleteri. La vendetta distrugge anche chi la perpetra.
Infine il film è una celebrazione dell'amore in sé, amore bello indipendentemente dai tabù anche ancestrali che la razza umana si è autoimposta. Diciamo che l'amore è più forte dei legami del sangue, ma questa non è una novità (si pensi al mito di Edipo).
Questi universali nobilitano ancora di più un film di per sé bello e visivamente sublime.