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LA CADUTA - GLI ULTIMI GIORNI DI HITLER regia di Oliver Hirschbiegel

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gerardo     8 / 10  13/05/2005 19:33:57Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Condivido la chiave di lettura della Storia data dallo storico Joachim Fest, dal cui libro (insieme alle memorie di Traudl Junge, la segretaria di Hitler) è stato tratto questo film, riguardo la figura del Fuhrer e dell'approccio che se ne dovrebbe avere: considerarlo nella sua mostruosità attenuerebbe le sue colpe, il suo essere criminale; considerarlo un uomo che ha agito portando alle estreme conseguenza la sua LUCIDA follia lo inchioderebbe inequivocabilmente alle sue responsabilità di fronte alla storia.
In merito alle polemiche suscitate da questo film, penso che probabilmente da sinistra bisognerebbe iniziare a vedere il nazifascismo dal suo interno, senza il timore di ambiguità della memoria e della moralità. Con ciò non voglio minimamente ammettere il revisionismo storico, anzi. Il nazifascismo è stato crimine al potere: mostrarlo nelle sue componenti e dinamiche più "intime", anche senza didascalie concettuali di accompagnamento, non toglie nulla alla definizione del Male. Certo, La caduta non è Moloch di Sokurov, ben inteso. Ma solo un deficiente non capirebbe l'abominio morale e culturale che circonda i personaggi del bunker berlinese, anche se apparentemente sembrano molto "umani" (forse solo più razionali di altri), come il medico delle SS. Il Male si (di)spiega da sé.
Le orge e i festini in pieno bombardamento sono forse le scene più emblematiche del film: è la nave che affonda con l'orchestra che suona ancora, la protervia criminale spinta agli eccessi della propria infima, ultima sublimazione, ammantata più che mai di senso funebre, questa volta autoreferenziale, e incurante della propria fine imminente. In questo tali scene ricordano le atmosfere lugubri delle cerimonie mortuarie del Salò di Pasolini.
Magda Goebbels porta al parossismo la pratica dello sterminio, applicandolo alla propria famiglia (la fredda uccisione dei suoi figli) e infine a se stessa, insiema al marito. Ma lo sterminio è alla base dell'ideologia hitleriana: i deboli devono soccombere, non meritano di vivere. Hitler e i suoi fedelissimi applicano sui propri corpi questo principio ideologico, in estrema coerenza col proprio pensiero. E' il Male che si autocelebra.
Le dichiarazioni finali della vera Traudl Junge sono alquanto ambigue: "noi non sapevamo". E' un po' difficile crederci.
Ottimo Bruno Ganz.

Una considerazione a margine: ritengo questo film importante per la Germania, sebbene ne siano stati fatti degli altri sull'argomento dagli stessi tedeschi. Il loro passato è insopportabilmente scomodo, su di loro pende la responsabilità della catastrofe mondiale, dei genocidi. Affrontare questo discorso significa guardarsi dietro, dentro, e riconoscersi colpevoli anche come popolo. Non si sfugge alle proprie colpe. In questo, La caduta non mi è sembrato revisionista, ma freddamente realista. Purtroppo non succede la stessa cosa anche in Italia, dove gli eredi del fascismo si autoassolvono dal crimine congenito che ne segna l'identità e provano a legittimarsi moralmente, ponendosi su un piano umano che non gli spetta.