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IL TAGLIAGOLE regia di Claude Chabrol

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ULTRAVIOLENCE78     9 / 10  25/10/2008 15:10:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Bisogna convincersi che gli istinti, i sentimenti e persino l'intelligenza di Cromagnon erano veramente umani: le uniche differenze stanno nei problemi che doveva risolvere per sopravvivere […]. Se Cromagnon non fosse sopravissuto nel suo mondo, voi non esistereste".

Uno dei film più sconvolgenti che io abbia mai visto. "Le Boucher" principia con l'immagine di un banchetto di nozze. Ma tutto ciò che ne segue è diretto a smantellare qualsiasi sovrastruttura legata ai riti religiosi e alle tradizioni borghesi, per fare un ritratto del soggetto incentrato sulla sua latente bestialità. Così Claude Chabrol, a dispetto di secoli di civilizzazione, traccia una linea sottile che congiunge l'uomo primitivo con quello moderno, focalizzando l'attenzione su quei bassi istinti e sulla tensione alla morte che da sempre albergano nel genere umano.
"Non posso farne a meno. Per me è come un incubo, non riesco a respirare finchè non l'ho fatto, finchè non ho affondato il mio coltello…": è così che l'assassino, un rispettabile cittadino della media borghesia con un passato da militare, rivela il terribile segreto sulla sua natura omicida a colei che sarebbe dovuta essere la sua ultima vittima. Ma la sua vicenda si pone come paradigmatica all'interno del contesto generale costituito da quella (dis)umanità, che dalla notte dei tempi si alimenta con il sangue e la sofferenza altrui, così come emerge dal quadro che egli stesso tratteggia quando rievoca le sue atroci esperienze sul fronte, dove "i cadaveri venivano contati a camion". Ma nella ipocrisia della ottusa società "civilizzata", la guerra non indigna perché legittimata dall'immagine formalizzata e burocratizzata impressa dalla politica, mentre i fatti di cronaca nera suscitano lo sgomento e l'interesse generali, soprattutto quando avvengono "in casa nostra".
Ma alla inclinazione al desiderio di morte fa da contraltare il sentimento dell'amore, che nella bellissima sequenza chiaro-scura del confronto finale prorompe per vincere quel desiderio, ma nello stesso tempo diventare con esso un'unica cosa.
Il film diviene così una riflessione sull'uomo imprigionato nella infinita lotta tra Eros e Thanatos, nonché da quella gabbia costituita dall'eterno ritorno dei suoi primordiali impulsi e istinti, che lo rendono molto simile all'animale; dal quale però si differenzia in virtù di quella "salvifica"(?) fonte da cui origina l'arte: l'ispirazione (così come testimoniano le raffigurazioni rupestri eseguite da Cromagnon).
ULTRAVIOLENCE78  27/10/2008 14:16:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mamma mia, si vede che l'ho scritto di getto. Ho messo un'infinità di "ma"! Mah...