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OZ - STAGIONE 4 regia di Adam Bernstein, Brian Cox, Keith Samples, Steve Buscemi, Gloria Muzio, altri

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Neurotico     9 / 10  05/09/2014 22:22:33Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Mi ricordo la storia di quel tale in Alaska dove era rimasto isolato, aveva perso i cani, aveva le gambe spezzate e capì che sarebbe morto assiderato. Decise di seppellirsi nella neve, e si mise semplicemente a dormire. Terrificante e anche bellissimo: essere capaci di accettare il nostro destino. Dovremo morire tutti così."


Giunti alla quarta stagione non ci si poteva aspettare uno stravolgimento: siamo sempre a Oz, dove violenza, sesso, complotti, sotterfugi, inganni, vendette, i.nculate e p.ompini sono all'ordine del giorno. I siparietti di Augustus Hill sono meno teatrali e più filosofici e riflessivi (come nell'episodio dove parla delle cause biologico-genetiche e quelle dell'ambiente sociale come fattori determinanti la mente criminale).

Qualche personaggio principale ci abbandona. Arrivano nuovi ospiti tra cui il reverendo interpretato da Luke Perry, e tra gli AC c'è una meschina guardia che seduce prima McManus e poi O'Reilly. Una troupe televisiva fa visita al penitenziario, pubblicizzando le oscenità e le violenze del Paradiso che è l'unica entità che non invecchia, anzi si rafforza ad ogni assassinio, ad ogni penetrazione, e ad ogni sparatoria o tentativo di evasione o insurrezione. Non ci sono tunnel che lo danneggiano, o sparatorie che lo bucano. Tim McManus dopo una breve defezione ritorna come responabile del braccio sperimentale dove i carcerati di Oz godono di maggior libertà: il Paradiso, che è tale di nome ma certo non di fatto.

Sorella Peter Marie Reimondo e la dottoressa Nathan emergono come due tra i personaggi più affascinanti di Oz. Beecher perde due suoi amanti, mentre con Keller è vero e puro odio/amore. Con il mefistofelico Vernon Schillinger invece è sempre odio e rancore più bieco, salvo qualche apertura al perdono nella seconda metà della stagione. Burr Redding è un nuovo personaggio, odioso quanto basta per essere interessante: pervaso da deliri di onnipotenza, si pone come capo degli Zombie e figura carismatica centrale di tutto il Paradiso, comandando operazioni di complotto e giustiziando brutalmente i nemici.

Bellissimo il final season: illusorio, esplosivo e con più sangue rispetto alla media. Forse nel complesso si stempera la capacità della serie di sconvolgere a causa della ripetitività di certe situazioni. Ma una volta dentro Oz, è inutile cercare di uscirne. In libertà vigilata non prima di sei stagioni.



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