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IL GIGANTE DI FERRO regia di Brad Bird

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  10/07/2005 23:40:46Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
La "minaccia rossa" è una tematica classica dei film di fantascienza americani degli anni cinquanta, la paura dell'attacco degli alieni, metafore della preservazione dello Status americano e l'abbattimento dei suoi presunti (il maccartismo) o veri (la Russia di Stalin, Cuba etc.) nemici Tutto, compresi i corsi di sopravvivenza in caso di guerra atomica. L'intuizione del film è comunque straordinaria: un'animazione che è anello di congiunzione tra la cultura americana e quella nipponica (il ricordo dei cari, amati Mazinga e Ufo Robot) sia del recente passato che degli ultimi anni (otomo e affini) Non sono un'esperto del genere e forse il tizio sottostante puo' erudirci di piu' in materia, ma ho trovato il film un'esperimento di grande bellezza formale anche se la morale "accetta la diversità per quello che è" puo' apparire piuttosto facile e furbetta. Riserve a parte, "the iron giant" è comunque un film fantastico nel suo genere: Haward è il prototipo perfetto del ragazzino americano che sogna "di andare sulla luna", la madre - divorziata o forse vedova - deve mantenere il figlio e non sempre riesce a condividere le sue ragioni di fuga (immaginarie o meno che siano) L'etica del film è puramente naturalista, oltre che educativo-teologica ("le creature muoiono, fa parte della vita, è sbagliato uccidere, ma non è sbagliato morire") ma mai ammiccante, con la crudeltà gratuita dei federali Usa che sembrano usciti dalla fonte di Spielberg ("e.t.) Beh tutto quel mondo di paure a ridosso che costringono il Potere a ribellarsi militarmente della "minaccia" è stato sciaguratamente portato in auge anche dallo stesso Spielberg nel suo ultimo film, segno che le civiltà faticano ad allearsi con l'accettazione della marginalità Ma lo stesso Spielberg con l'ausilio (molto equivoco direi) di Kubrick in uno dei suoi film meno felici ha riaperto la tematica del cuore di latta che batte in un corpo prefabbricato ("A.I. intelligenza artificiale"), e un paio di anni prima c'è stato questo moderno Gulliver cibernetico, straordinaria presenza/assenza che riesce a riunire i propri arti ai quali la regia dà una vita a sè, un gemmellaggio che esiste pur senza resistere a lungo senza il sostegno ombelicale della creatura che li aveva con sè E più che una parabola che idealizza l'immunità dal pericolo e l'invito alla fiducia per la "cosa da un altro mondo", è anche un'opera sospesa magicamente tra l'idillio dell'ìintemperanza giovanile (e dell'invito ai sogni di esistere) e la crisi del sogno americano concreto di cui è emblema e vittima al tempo stesso l'odioso agente col suo insopportabile e cinico opportunismo