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SIX FEET UNDER - STAGIONE 3 regia di Alan Ball, Miguel Arteta, John Patterson, Lisa Cholodenko, Kathy Bates, altri

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Neurotico     9 / 10  17/06/2014 15:02:02Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"La vita continua,... noi non siamo morti, il signore ci ha dato questo dono prezioso, ma è così fragile, ed è per questo che è importante continuare a vivere senza aggrapparsi alla speranza."

Malinconica, dimessa, cupa e con dei picchi di estasi notevoli (come nel finale del secondo episodio, che vive del contrasto tra la placidità e le urla di strazio). Qui, più della prima e seconda stagione, la morte è osservata con sguardo fatalista e senza ironia, e il pessimismo che emerge è ben rappresentato dalle gesta e dall'espressione di Nate (che dopo la rottura con la depressa Brenda trova un nuovo equilibrio sposando la donna che ha messo incinta): consapevole e distaccata fino a farlo sembrare solo ed isolato. Sembra che, con il cambio di registro di questa terza stagione, meno ironica e più pessimista, gli sceneggiatori abbiano sentito il bisogno di aumentare il senso di poetica dolcezza (come nel bellissimo finale dell'ottavo episodio), che controbilancia la cupezza e il pessimismo di fondo. L'approfondimento tematico di questa bellissima terza serie è la difficoltà delle relazioni umane che, siano d'amicizia, o d'amore (eterosessuale od omosessuale, con accenni d'incesto o fedifraghe) , iniziano facilmente, continuano burrascosamente tra mille incomprensioni, e poi finiscono, salvo riprendere, in un contesto di solitudine che è inaggirabile. Meravigliose le parentesi allucinatorie, dove i personaggi (come Nate quando parla con il padre, e con sua moglie) fantasticano avendo delle reverie, utili a sopportare il dolore della vita creando un mondo consolatorio. Stagione capolavoro.


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