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IO LA CONOSCEVO BENE regia di Antonio Pietrangeli

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  06/07/2010 15:14:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Quante giovani si aggirano ancora oggi nelle festicciole milanesi o romane alla ricerca di un ingaggio, di un'apparizione in tv o di un posto come figurante? magari giunte nell'ingannevole città proprio come l'amabile protagonista di questa pellicola, fiduciose, prive di qualsiasi talento specifico, eppure determinate a mettere sul piatto ciò che madre natura ha loro generosamente donato, ossia una bellezza fuori dal comune, come quella di Stefania Sandrelli, straordinariamente affascinante nella sua sensualità semi-adolescenziale.
Tra Adriana, emigrata a Roma dalla provincia agricola del pistoiese e le aspirazioni delle ragazze attuali le differenze sono lampanti. Non è infatti ravvisabile quella ricerca spasmodica di denaro e fama divenuta imperativa al giorno d'oggi. Adriana si concede non per calcolo ma per gioia di vivere ed assaporare ogni attimo, non premedita, ma si limita a sognare. E' conscia di piacere e di poter ottenere molto, ma riesce a rispettare la propria morale evitando incontri sgraditi che pur rappresenterebbero possibili svolte professionali. La sua infatti non è una fissazione tale da rinnegare la propria condotta, criticabile quanto si vuole, ma comunque regolata da un codice interiore.
Pietrangeli è molto bravo a definire con delicatezza la parabola di una ragazza potenzialmente preda eletta, ma difficilmente imprigionabile in un mondo popolato da uomini senza scrupoli, mostri egocentrici pronti a schernire (si veda la scena con Tognazzi umiliato dall'odioso Enrico Maria Salerno) o annientare il più debole senza rimorso alcuno. La protagonista resiste, il suo ottimismo la induce a trovare del buono anche in chi la raggira evidentemente, la sua vita mostrata in modo non consequenziale ma molto spezzettato rende bene un ritratto femminile credibile ed intenso, a tratti quasi infantile. La leggerezza, la disponibilità, l'ossessivo accompagnamento musicale con canzonette dell'epoca sembrano quasi voler tratteggiare una dimensione di ingenua modestia in cui vive la protagonista. E' invece uno dei suoi tanti amanti, lo scrittore, a comprendere e forse invidiare la grande libertà di una donna solo in apparenza frivola e sprovveduta, in realtà spaventata solo dall'indifferenza, terrificante compagna di vita ancor più insostenibile delle tante umiliazioni subite.