caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IO LA CONOSCEVO BENE regia di Antonio Pietrangeli

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  19/04/2005 15:02:29Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In un clima post-boom e decenni prima dei reality, ma qualche anno dopo "lo sceicco bianco" o "bellissima" (che già incentivavano lo strumento dell'ammirazione/ambizione popolare prima del passaggio mediatico) Pietrangeli ha realizzato uno dei più sconvolgenti ritratti femminili del cinema italiano: Adriana. La ragazza di provincia che sfugge a una realtà conservatrice e contadina per entrare nei sogni di città e ritrovarsi, crescere, vivere o morire anche "dentro" (l'epilogo di Matteo nella Meglio gioventu' non è forse il medesimo? Paura e amore). Ma i sogni sono fatti anche di amarezza, di una nuova categoria di rapaci sociali che sfruttano gli inquieti meccanismi dello star-system, i veri Mostri a cui il nostro paese sembra inizialmente ribellarsi, salvo assolverli come oggetto di garantismo bieco e assoluto per gli anni a venire: pubblicitari truffatori (Manfredi), press-agent senza scrupoli (Fabrizi, i "vitelloni" di ieri sono i corrotti di oggi), oziosi senz'arte nè parte (Hoffman - i vitelloni esistono ancora, nelle caste borghesi soprattutto). Adriana vive a ridosso di tante esperienze, ama la vita che sembra non ricambiarla, fa una comparsa di poco conto, passa attraverso un'ingannevole e umiliante cinespot, incontra per strada individui che vivono la condizione crudele del tempo perduto (Baggini, un memorabile Tognazzi), spera e ama ancora, passando da un uomo all'altro per trovare qualcuno che l'ami veramente, arriva ad abortire un frutto della sua debolezza (o fame di vita). Adriana poi sola, con tutto il suo mondo di canzonette beat e le lacrime versate fino alla fine. C'è già in "io la conoscevo bene", tutto il declino della società Italiana, l'arma letale che costringe gli altri a difendersi senza averne la forza. Quegli altri che, come Adriana, entrano nel meccanismo vuoto e fagocitante delle promesse mancate, dell'opportunismo e delle forme illiberali e anonime dell'abuso di potere. Un manifesto di crudeltà quasi disarmante, mentre tutto il resto rimane inevitabilmente "fuori". O dentro l'anima ferita che ci riconosca. Indubbiamente la Sandrelli migliore di sempre