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IL VENTRE DELL'ARCHITETTO regia di Peter Greenaway

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Ciumi     8½ / 10  19/04/2010 16:55:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ovunque domina un’immensa simmetria. E al cospetto di questa ‘perfezione’, di tanto rigore, della fissità delle geometrie, della grandiosità dei monumenti romani, gli uomini terreni divengono macchiette, piccole imperfezioni architettoniche, minuti seppure ‘importanti’, caotici seppure composti nei loro spazi diminuiti.

Lo sguardo del regista è quello marmoreo dei monumenti immutabili, freddi, quasi eterni: spia in quelle sale classicheggianti, all’ombra delle maestose opere d’arte, i comportamenti ridicoli e aristocratici dei personaggi, i loro tradimenti, le loro debolezze, i loro traffici, i vizi che bruciano nelle prime sequenze in una banconota lasciata sopra a una torta - la loro transitorietà.

E al centro di Roma, dell’umanità e del cosmo intero, più che quello gravido della moglie: ecco, il ventre gonfio e malato di un corpulento architetto straniero, l’ombelico egocentrico del dolore terreno, confrontato con l’addome perfetto di una statua d’Augusto, e poi con quello più simile di un presunto ritratto dell’artista Boullée, il maestro francese tanto ammirato.

Spesso si accenna ai malanni e alla morte dei grandi del passato. Già in una sequenza all’interno di un palazzo, davanti a una vetrata, il protagonista assume la posa di un crocefisso. Tra le tante opere artistiche, egli chiede della tomba d’Augusto.

Il ventre, l’eccentricità, l’intestino, la solitudine, la gravidanza, il cancro.

Davanti all’estetica mastodontica della capitale italiana, alla vigilia d’una inaugurazione, noi assistiamo al male interiore che rode l’impotente architetto, ai ruvidi tessuti intaccati del suo ventre, ai nervi che si tendono impietosi - alla rovina del corpo e della mente - fuori dalla vista delle sculture e dei monumenti.
Gruppo STAFF, Moderatore Kater  19/04/2010 21:02:11Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ahhh, fantastico, il particolare al quasi inizio di lui che si mette in croce, preludendo la fine, con i cattivi che lo "pressano".
Bellissimo commento, ti adoro, almeno fino al prossimo contrasto animale.
Ciumi  20/04/2010 10:42:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie Kate.

Sì, la crocefissione poi è ripresa e celebrata nel finale, dentro al luogo ‘sacro’, e ai piedi dell’architetto, a concludere il quadro, ci stanno i suoi aguzzini e una profana madònna gravida (la moglie) che sviene, ma ironicamente non per lui.


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Gruppo STAFF, Moderatore Kater  20/04/2010 12:01:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Ciumi  20/04/2010 17:40:13Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Gruppo STAFF, Moderatore Kater  20/04/2010 22:35:31Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Ciumi  21/04/2010 12:42:08Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Ciumi  22/04/2010 07:28:43Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Gruppo STAFF, Moderatore Kater  22/04/2010 22:59:59Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Gruppo STAFF, Moderatore Kater  22/04/2010 23:01:23Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Oh, tu in questo ultimo caso fai la capretta che ci rimette le penne all'inizio.
Ciumi  23/04/2010 18:18:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Beh, alla fine andiamo a parare sempre lì. Per quanto si possa sforzare, la capretta non sarà mai all'altezza dell'asinello! Tie':

http://www.agriturismo-in-italia.info/trentinoaltoadige/bolzano/imm/faerberhofanimali.jpg
Gruppo STAFF, Moderatore Kater  25/04/2010 21:27:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi


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Ciumi  26/04/2010 10:45:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Che bella che è questa foto..


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dobel  19/04/2010 19:28:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Complimenti come sempre per il commento ineccepibile. Ho avuto un periodo in cui mi ero innamorato del cinema di Greenaway, un cinema di grande musicalità e di fascinoso senso poetico sposati ad una forma matematica di grande rigore logico. Amavo molto 'L'ultima tempesta', così come 'I misteri del giardino di Campton House' e 'Il cuoco, il ladro, sua moglie e l'amante'. Avevo visto anche una interessantissima lettura ad opera di John Gielgud dei primi sette canti dell'Inferno dantesco, una visione molto immaginifica e tecnologica. E' una vita che non vedo più un film di Greenaway, mi hai fatto tornare la voglia... ma temo di trovarlo datato: un esperimento espressivo al quale oggi potremmo essere assuefatti. Spero di sbagliarmi!
Gruppo STAFF, Moderatore Kater  19/04/2010 21:00:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nuuu, L'ultima tempesta secondo me è stato l'inizio della fine, ciò che è venuto prima l'ho tutto adorato.
Ciumi  20/04/2010 10:48:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie Dob.
Ti dirò, io Gr. non lo conoscevo affatto, anzi diffidavo del suo cinema, che temevo troppo ‘accademico’ e barocco. A convincermi è stata la bella recensione presente sul sito, che mi colpì positivamente: e devo dire che questa prima esperienza ha smentito questa mia sfiducia.
Il rigore stilistico dell’opera non m’è parso, qui, fine a se stesso, ma a servizio dei contenuti: la geometria drastica e inflessibile degli sfondi mette in risalto la tragedia e il fallimento dell’architetto, i monumenti, le grandi opere, sono i padri e assieme i figli dell’uomo, ma a differenza sua durano, non crollano, vengono restaurati, soprattutto non soffrono, mentre l’uomo degenera e muore in fianco ad essi.
Tra l’altro le musiche erano molto belle.
Però per avere una opinione più precisa su questo regista dovrei vedere altri suoi film. Sicuramente lo approfondirò.