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BORGMAN regia di Alex van Warmerdam

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  07/03/2017 10:01:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pellicola incatalogabile questo "Borgman", un po' horror, molto thriller, tanto drama in quello che è di fatto un atto d'accusa verso la società moderna in toto, più che allo specifico ceto borghese, qui preso ad esempio perchè simbolo di una certa opulenza e di una serenità famigliare in realtà ingannevoli.
Camiel Borgman è il protagonista del film, un senzatetto strappato alla viscere della terra (nel vero senso della parola) a causa di un gruppo di bifolchi (capitanati da un prete, attenzione alla possibile chiave di lettura) abile ad infilarsi come una serpe nel nido in cui amore e comprensione sembrano prosperare. In realtà dietro alle pareti della lussuosa villa di campagna c'è un padre concentrato solo sul lavoro, una madre nevrotica ed annoiata, figli lasciati al loro destino e seguiti da una balia tanto bella quanto distaccata. Un ambiente sull'orlo del collasso, ideale per gettare i semi del male e farli attecchire con un lavoro di manipolazione mentale ed addirittura chirurgica.
Il castello di carte, già spazzato da una brezza infida, si trova in balia della tempesta; Borgman e i suoi stralunati ma pericolosi seguaci, dediti all'omicidio bizzarro, si insinuano tra le pieghe del disagio come fossero personaggi di un nuovo "Teorema" Pasoliniano o di un "Visitor Q" in salsa occidentale.
Il tema dello straniero che nelle vesti di variabile impazzita sconvolge un nucleo sociale consolidato non è una novità, questa semmai risiede nella cripticità della trama, volutamente incomprensibile e zeppa di quesiti privi di spiegazione. Borgman e i suoi accoliti potrebbero essere demoni, alieni, incarnazioni punitive, addirittura angeli, ma per stessa ammissione del regista ognuno può dar loro la caratterizzazione più gradita. Questo caparbio oscurantismo però finisce col far perdere qualcosa di troppo al momento di tirare le somme, senza contare che qua e là il grottesco si fonde con momenti in cui il narcisismo autoriale sfocia nel nonsense abbastanza fastidioso.
Sicuramente è un film interessante punteggiato da repentine quanto efficaci esplosioni di violenza, capace di generare buona tensione e tanta curiosità. Presentato al Festival di Cannes nel 2013 fu accolto da pareri estremamente contrastanti. Per quanto mi riguarda la verità sta nel mezzo: non è un capolavoro nè una boiata, vale per la sua singolarità.