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THE RAID 2: BERANDAL regia di Gareth Evans

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     8 / 10  03/11/2014 11:52:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Dopo il successo ottenuto con "The Raid: Redemption" Gareth Evans, regista gallese da anni residente in Indonesia, non si lascia sfuggire l'occasione di rilanciare, riportando sullo schermo l'acrobatico Rama (Iko Uwais) pronto a scatenare l'inusitata potenza dell'arte marziale del silat di cui è esponente rinomato a livello mondiale.
Questa volta non c'è un palazzone zeppo di criminali da dover bonificare, Rama infatti, per garantire protezione alla sua famiglia dopo gli avvenimenti della prima pellicola, viene incaricato di infiltrarsi tra le maglie di una potente organizzazione malavitosa con l'ovvio obiettivo di portarla alla rovina.
La novità sta in una trama strutturata, non esattamente lineare e con qualche colpo di scena. Evans non punta più tutto sull'azione nuda e cruda, bensì pur poggiando su clichè arcinoti nell'ambito del crime-movie raggiunge ugualmente un'esemplare commistione tra storia e coreografie mozzafiato.
Tuttavia i momenti di maggior interesse restano ancora una volta i combattimenti dall'elevatissimo tasso spettacolare. Si ha una sensazione di realismo incredibile soprattutto grazie alle doti degli interpreti, prima atleti e poi attori. Inoltre non vi è alcuna forma di censura rispetto agli edulcorati film americani, qui le botte lasciano davvero i segni; ossa rotte, sangue a fiumi, oggetti che diventano fantasiose armi contundenti, il tutto senza (quasi) mai usare armi da fuoco.
In questo senso urge sospensione della credulità ma la cosa avvince; nessun vigliacco proiettile, solo mani nude o al limite armi bianche.
Come sostenuto da Mad Dog nel primo capitolo: "uccidere con una pistola è come mangiare al fast-food", emblematico a dir poco. Tra l'altro Mad Dog (Yaya Ruhian, altro fuoriclasse del silat) torna nei panni di un killer senza fissa dimora, un personaggio che nulla ha a che fare con quello interpretato in "Redemption".
Evans esibisce una regia più matura, si mostra consapevole dei propri mezzi, utilizza virtuosismi tecnici in modo mai gratuito andando a centrare delle sequenze incredibili come quella della rissa nel fango.
I personaggi - a volte ai limiti del cartoonesco- vengono approfonditi quanto basta per brillare in un panorama così violento e amorale; ottimi la tizia che combatte con i martelli e il suo socio altrettanto abile con la mazza da baseball.
I due The Raid dimostrano come un genere solitamente bistrattato sia in grado, se fatto con passione e cervello, di produrre gioielli di raro e feroce splendore.