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DOCTOR WHO - STAGIONE 5 regia di Adam Smith, Andrew Gunn, Jonny Campbell, Ashley Way, altri

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elio91     8 / 10  14/02/2014 15:03:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Pronti via: Moffat diventa showrunner e viene introdotto l'undicesimo Dottore, un Matt Smith (inizialmente) molto più giocoso e meno serioso del decimo: Tennant ormai portava l'universo sulle spalle e tutta la sua solitudine, Smith si sta scoprendo, ama i farfallini, è molto più "leggero". Questo, ripeto, almeno inizialmente.
L'atmosfera della quinta stagione è radicalmente diversa dalle precedenti: sia gli effetti speciali che la fotografia sono di tutt'altro livello, le trame imbastite da Moffat (e collaboratori) piene di viaggi nel tempo e dell'assioma fondamentale moffattiano: "Time can be rewritten", il tempo può essere riscritto. E cosi, il Doctor Who fa pendere la sua bilancia più verso atmosfere fantasy che sci-fi, scelta importante perché l'aura favolistica è più accentuata e credibile.
E dopo aver lasciato una rossa (Donna) ne arriva un'altra: la bellissima Amy Pond, altra companion perfetta (Karen Gillan) insieme al fidanzato/promesso sposo Rory.
Per il resto, con Moffat tornano temi già visti e rielaborati e forse per questo la stagione 5 è più bella complessivamente della prima, seconda e terza ma resta un passo indietro alla quarta: la ragazza che incontra il Dottore da bambina e poi cresce nel suo mito, la ragazza che aspetta (come Madame de Pompadour in quel gioiello che è "The girl in the fireplace", serie 2); angeli piangenti (nel duo "The time of angels/Flesh and stone"); il ritorno di River Song (presente nella trama orizzontale, character presentato nella stagione 4); e, ripeto, viaggi temporali a valanga.
Ottimo finale di stagione....

Un pò tutte le puntate sono belle, si punta più su una sorta di grande trama (le crepe nell'universo...) che su episodi autoconclusivi che comunque non mancano. In tal senso, emblematico è "Vincent and the Doctor": tutto puntato sui personaggi, commovente anche se prevedibile, grandi interpretazioni e vero spot didattico che fa comprendere l'ambivalenza della serie: per tutta la famiglia ma allo stesso tempo intrattenimento che cerca di sorprendere con originalità e una certa dose di concessioni al pubblico. Con Moffat, però, questo si sente di meno rispetto all'era Davies: Doctor Who è più moderno (basti vedere il finale di "Flesh and stone" in cui Amy tenta di farsi il Dottore, senza coinvolgimenti sentimentali di sorta: vuole solo farselo, ed è cosi naturale che non c'è nulla di volgare in quella scena. Beato il Dottore che può rinunciare a certe cose, a proposito).