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SHERLOCK - STAGIONE 1 regia di Paul McGuigan, Euros Lyn

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elio91     7½ / 10  07/02/2014 10:11:20Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sherlock è una serie molto interessante, per certi versi unica.
Piena di difetti, in primis esagerazioni nella trama, ma anche dotata di una scrittura dai ritmi indemoniati e l'incredibile fascino del personaggio Sherlock (Cumberbatch) e del fidato Watson (Freeman) trapiantati ai giorni nostri.
Se l'Holmes di Guy Ritchie e Downey Jr gigioneggia e, pur con la sua simpatia, ha poco a che fare con quello originale, lo Sherlock Holmes di Moffat (sempre lui) ne coglie in pieno lo spirito sovvertendo in continuazione vizi e abilità del detective di Conan Doyle.
Cocainomane l'Holmes originale, fumatore incallito che prova a smettere questo; razionale fino all'eccesso ma umano e non privo di sentimenti quali la pietà e la nobiltà d'animo il detective di Doyle; inumano e sociopatico lo Sherlock di Moffat.
Ed è stato proprio questa caratteristica che non mi fece inizialmente amare la serie, e soltanto rivedendola ne ho potuto apprezzare le sfumature prima di innamorarmene definitivamente con la terza stagione.
Da amante del canone holmesiano, letto da bambino e in tempi recente riletto con piacere ancora maggiore, riuscivo a cogliere l'amore di Moffat e compagni per la creatura di Doyle e le sue avventure originali, ma non afferravo il modo in cui entrambi venivano rivoltati come un guanto con frequenti strizzate d'occhio o veri e propri depistaggi.
Basta prendere come esempio il primo episodio, "A study in pink" (che fa il verso al celeberrimo Studio in rosso): Sherlock e Watson si conoscono, Sherlock ha molte caratteristiche lo fanno assomigliare al Dottor House (è normale, quest'ultimo è stato ricalcato sulla figura di Holmes), l'indagine segue in modo poco fedele quella del romanzo di Doyle salvo poi distaccarsene con sberleffi che fanno capire come, evidentemente, gli sceneggiatori conoscano a fondo i romanzi e racconti su cui stanno ricostruendo un nuovo personaggio (ad esempio la parola Rache, scritta col sangue, è presente anche nell'episodio ma nel romanzo voleva dire "Vendetta" in tedesco, qui invece...).
C'è inoltre un nemico che sembra tramare nell'ombra contro Sherlock, potentissimo, pieno di complici e intelligente. Tutti gli amanti di Holmes penseranno "Moriarty". E invece...

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L'episodio 2, "The blind banker", è pessimo anche se si lascia guardare ed è stato per me il vero scoglio da superare oltre il quale non credevo sarei mai riuscito ad arrivare.
Perché "Sherlock", a differenza di molte serie televisive a cui siamo abituati, è composto da 3 stagioni ma ognuna di soli 3 episodi da un'ora e mezza ciascuna.
Quasi dei film, di certo superiori al personaggio di Ritchie che poco ha a che vedere con Holmes.
L'episodio 3, pur essendo inferiore al primo, è nuovamente interessante.
Con la stagione 2 la serie spicca il volo.

Questo Sherlock è disumano, ripeto, disposto a sacrificare sé stesso ed eventualmente anche gli altri per dimostrare una sua personale teoria sul crimine, spaventoso quando inonda il detective Lestrade o l'unico amico Watson delle sue deduzioni a cascata dove le parole escono a raffica in una sorta di autocompiacimento perverso, disinteressato alla sensibilità degli altri.
L'esagerazione dell'Holmes di Doyle insomma, ma in fondo una sua attualizzazione coerente non fosse per il fatto che, proseguendo con gli episodi, Sherlock si umanizzerà e diventerà effettivamente più simile all'Holmes originale di quanto hanno provato a fare tanti altri eredi pronti ad attualizzare il mito senza averne capito neanche una briciola.

Lontana dalla perfezione ma serie tv carismatica come poche.