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APES REVOLUTION - IL PIANETA DELLE SCIMMIE regia di Matt Reeves

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Manticora     8½ / 10  04/08/2014 11:32:34Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Di norma siamo abituati a film in cui la linearità domina, c'è un inizio e una fine, si passa per i canoni abituali, buoni contro cattivi, e finale con happy end, Christopher Nolan ha stravolto questo canone, rischiando ma centrando l'obbiettivo di raccontare storie a balzi, senza happy end, lasciando le spiegazioni allo spettatore, e Matt Reeves ha adottato (in parte lo stesso metodo) per la prima volta dopo Rango, e Wall-e che erano comunque film d'animazione("per bambini") un regista mette al centro di un film live-action non gli esseri umani, ma dei primati, e non è un caso...
Il rischio era che il pubblico non provasse empatia per scimpanze, gorilla e oranghi, ma la scommessa era duplice, ed è stata vinta, grazie anche allo script di Marc Bombak, scritto a sei mani, in cui la complessità della storia è andata di pari passo con i caratteri dei personaggi.
Su tutti svetta Cesare-Andy Serkins, che si conferma un interprete riuscitissimo, e meriterebbe un oscar solo per l'impegno in cui umanizza una scimmia, non rendendola semplicemente simil-umana, ma lavorando per sottrazione, le scimmie non possono parlare, devono esercitarsi a farlo, per questo comunicano con i segni, è questa è la chiave di volta del film. La rivoluzione è questa, come nella fattoria degli animali non esistono scimmie buone e umani cattivi, ma entrambe le categorie possono rivelarsi in entrambe le specie. Il lavoro visivo è impressionante, realistico a livelli incredibili, basti pensare la sequenza iniziale, dove la trubù và a caccia, non sono più semplici scimmie, ma un nuovo anello evolutivo, la rivoluzione che ha portato a suo tempo un austrolopiteco a camminare eretto, ma soprattutto a utilizzare utensili, accendere il fuoco, cacciare in maniera organizzata e creare una società complessa.
Certo lo scontro sembra inevitabile, tra scimmie e umani, ma il regista non sceglie la strada più semplice, come dice Cesare "Fiducia" senza non è possibile convivere, ma quando

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Il film aumenta il ritmo negli ultimi 40 minuti, ed è un bene, non indulgendo nella facile spettacolarizzazione, alla fine i fantasmi della guerra, del fanatismo e della violenza fine a se stessa albergano sia negli umani che nei primati, e non è un caso

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A ciò si contrappone Duncan, un ottimo Jason Clarke, scienziato che cerca di comprendere la realtà, la rivoluzione in atto, non assommando le scimmie a responsabili dell'estinzione del genere umano(la colpa come al solito è dell'uomo...)
Il conflitto non si risolverà

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Così si arriverà ad uno stallo

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Così Duncan scompare in sordina, nel vano di un a porta non illuminata(immagine bellissima) non c'è posto per gli umani tra le scimmie e viceversa? La rivoluzione porterà ad una guerra? si chiude così, con questo interrogativo Apes Revolution, e forse tutto si concluderà nel capitolo finale..
Le location sono notevoli(girato nelle foreste canadesi) musiche coinvolgenti, ottima fotografia ed effetti speciali, dopo la parentesi del primo dawn from apes le scimmie sono tornate e il mondo non sarà più lo stesso,a riprova di ciò, la loro SUPREMAZIA risalta per un attimo, con Koba che torreggia i prigionieri umani da sopra una bandiera americana, lacera, mi ha fatto pensare alla fattoria degli animai di George Orwell, è non è un caso.