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MAPS TO THE STARS regia di David Cronenberg

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     7½ / 10  23/05/2014 02:13:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Difficile da giudicare ben più di Cosmopolis - piaciuto alla critica ma disertato dagli spettatori - "Maps to the stars" potrebbe avere l'effetto contrario. Mentre i giornalisti lo stroncano, il pubblico sembra apprezzarne la sua informe linearità. A prima vista sembra uno strano incrocio tra Mullholland drive di Lynch e La valle delle bambole, ma è facile travisarne la profondità e cogliere tutti quei frammenti ossessivi che fanno dell'odiata Hollywood la mecca delle nevrosi sullo schermo. Cronenberg architetta un puzzle che sembra alimentarsi proprio dalle ceneri dei topoi hollywoodiani più in voga, v. il personaggio di Mia Wasikowska così diffuso come ombra inquieta e "innocente" di certi culti femminili del cinema contemporaneo. Qualcuno azzarda il paragone con Altman, ed è come se venisse accentuata una forte componente satirica, altresì grottesca, nella nuova fase di Cronenberg. Ma più il suo cinema si allontana dai parametri Ballardiani e Burroughsiani del passato, più è facile trovarlo più in sintonia con l'efferato sadismo mondano dei romanzi di Bret Easton Ellis.
E' vero, "Maps to the stars" è sopra le righe, diciamo enfatizzato in più aspetti - si veda la vuota inquietudine di Pattinson/Jerome che sembra destinato a un esito diverso. Forse tardivo nella sua impetuosa analisi del micro/macrocosmo hollywoodiano. Eppure è talmente efficace e devastante l'impatto con questo mondo di reietti in piscina, e la direzione degli attori così superba - su tutti, una Julianne Moore svampita e decadente che non dimenticheremo facilmente - che tutto il resto passa in secondo piano. Sorta di hardcore thriller radicale, è certamente un film di transizione nella carriera del regista, che non sempre riesce a smussare gli angoli riproponendo un passato ancorato alla lucida minaccia dei suoi drammi trascorsi. Ma basta un solo appiglio, v. l'intervista della Moore mentre ricorda la madre in due sentimenti diversi e sembra che il suo cinema, quello di Cronenberg, sia ancora catturato dall'impatto dell'odio sull'amore, o sul divismo individualista anche all'interno del "nucleo"
Invia una mail all'autore del commento LukeMC67  23/05/2014 20:50:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
...ma quanto si sarà divertita l'antidiva Juliane Moore a infierire sul suo personaggio? Semplicemente da orgasmo quando finge calore umano con l'attrice rivale e il figlioletto salvo poi liberarsi in una danza macabramente liberatoria alla notizia della morte del pargoletto ("Fuoco-Acqua, Acqua-Fuoco, io sono il Fuoco, Mika è l'Acqua"... Terribilmente fantastico!!). Per non parlare della sequenza sul water, un capolavoro di laidezza e di ferocia allo stato distillato puro... e per finire

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky  23/05/2014 23:39:39Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In effetti sono le grandi trovate e le grandi prove di attori (senza dimenticare il ragazzetto complessato baby star della tv, antidoto di tanti teenager idol di questi ultimi decenni) a salvare un film altrimenti un pochetto fumoso