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NYMPHOMANIAC - VOLUME 1 regia di Lars von Trier

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Woodman     8 / 10  28/07/2014 21:34:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il primo capitolo del gridatissimo e tanto atteso ultimo lavoro di Von Trier, a sorpresa, si è rivelato un film incredibilmente soave, quietissimo.
Tanto disteso quanto coinvolgente.

Ricco di immagini interessanti e intelligenti soluzioni visive, questo primo volume di "Nymphomaniac" srotola una vicenda intrigante e delicatamente -nonostante tutto- trattata, affidata alla recitazione di pietra dell'algida e sensualissima Gainsbourg.

Un racconto-fiume pregno di metafore grandi e piccole, narrato con perizia e cura meticolosa, sostenuto in tal senso anche da una regia appassionata e attentissima alle molteplici sfumature comportamentali dei personaggi.

Una messa in scena efficace, illuminata da una luce avvolgente e una fotografia dai toni caldi e terracei, garante un'atmosfera scarna e sacrale.

Un cast di altissimo livello nel quale si distinguono anche il fedele e ottimo Skarsgard e la giovane Martin, mentre la Thurman è semplicemente incredibile, ha soddisfatto pienamente le mie aspettative e reso memorabile un capitolo di indeterminabile carattere, sospeso su troppe corde per essere etichettato, sì, si può proprio dire stavolta. Purtroppo la resa ottimale del cast è macchiata dal pessimo La Beouf, attoruncolo di veramente poco conto e sostanza, privo quasi del tutto di carisma e interesse.

In alcuni momenti i dialoghi -cadenzati e coinvolgenti- toccano vette di assoluto incanto, le digressioni sono incastrate alla perfezione e quindi intonatissime, inoltre sono pieni di ironia squisita e intelligente, piacevolissima, sontuosità e raffinatezza si sovrappongono con una classe e una maestria unica, che conferisce al tutto una fluidità non comune per il cineasta danese.

Ottima la scena in treno, con corredo di cioccolatini e fili di sperma.

Sembrava un miracolo: Lars era riuscito a stare al suo stesso gioco con il ritegno e l'orgoglio più imprevisti, ovvero rendendo consuete, familiari, il più possibile accessibili le scene più scabrose e teoricamente scioccanti. La sua follia malata e la sua provocazione avevano trovato un quadro perfetto e coerente in cui inserirsi e parlare al pubblico, lo scandalo sembrava dunque essere riconosciuto da Lars come quanto di più naturale e normale ci fosse da rappresentare, era proprio in questo modo che il regista aveva trattato il suo materiale più impressionante. Sembrava davvero un traguardo, una seria considerazione del proprio lavoro e quanto di più benevolo si possa pensare e tante altre cose e bla bla bla, sì, grandioso, maturità raggiunta, finalmente...
Oppure si poteva pensare che Lars avesse fatto apposta a martellare i fanatici (e non solo) tradendo la sua primaria identità, cioè quella di furbacchione pronto a dare al pubblico esattamente ciò che vuole purchè urli di tutto e di più fra il suo nome e il suo scandalo.. per poi in realtà scioccare tutti quanti con un effetto opposto: aver impostato il tutto con una simile pacatezza e un simile rigore pluridirezionale e multisignificativo, con mille ricamini, significanti, emblemi, specularità, intrecci e fusioni, tutti immessi in un contenitore soffice e diseguale, imprevedibile, coeso e coerente, sarebbe significato fregare brillantemente tutti e con una classe magistrale ed esemplare, consegnando alle bocche, alle pance, ma soprattutto alle menti del pubblico non solo aria fritta, ma sostanziosi, riflessivi, ricchi, quantopiù possibile sinceri pezzi di grande Cinema contemporaneo. Un Lars finalmente impermeabile alle grossolane ma spesso purtroppo veritiere accuse di tromboneria.

Già, così sembrava...
Poi arrivò il Vol. 2.