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DEVIL'S KNOT - FINO A PROVA CONTRARIA regia di Atom Egoyan

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     6 / 10  15/05/2014 02:48:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Confesso di amare moltissimo Egoyan, e proprio per questo la delusione è cocente, specialmente per un autore che in passato ha rischiato molto sulla sua pelle per raccontare verità scomode e torbide. E il (sotto)titolo è il medesimo di un film di Clint Eastwood, proprio colui che più di altri ha scardinato certe ombre dell'America e almeno in un paio di occasioni ("Mystic river" e il magnifico "Changeling") riuscendo dove altri avevano fallito. "Devil's knot" è un film indubbiamente efficace sul piano visivo, che riporta a certi lugubri racconti di Landsdale, ma quando si tratta di una realtà (cfr. il fatto realmente accaduto) sembra proprio che l'autore rischi di percorrere strade già note, e non riesca a trovare la strada per affrontare linguaggi diversi. Ho trovato a tratti grottesca la rievocazione degli eventi, che non sembra assolvere né condannare un certo tipo di cultura messa duramente alla prova a cercare il capro espiatorio nella cosiddetta Musica del Diavolo, anche se mentre le note di Angel of Death degli Slayer risuonano come oscura minaccia di altre antiche atrocità - proprio in questi giorni proiettano The german doctor su mr. Mengele - nella soggiorno di Ron Axe fa bella mostra un ritratto di Robert Johnson, il bluesman che - dicono gli esperti - ha venduto l'anima al demonio. Sono pure casualità, oppure Egoyan vuole dirci qualcosa? Ma anche nella sua sacrosanta requisitoria contro i vetusti meccanismi della giustizia americana Egoyan sembra piuttosto datato e superficiale, certi cliché esistevano anche ai tempi del "Miglio verde" (che pure scelse la via maestra e redditizia del romanticismo astratto).
Vorrei dire tante cose su questo film, che mi ha lasciato interdetto e frastornato. Volevo credere fino in fondo che sembrasse un ennesimo attacco di una comunità spaventata dalla diversità, o di un potere giudiziario che colpisce quando non ha i mezzi per contrastare una rabbia senza eguali, una pubblica opinione che a modo suo influenza il destino delle persone, innocenti o non che siano, ma non è così. E come ho trovato eccessivamente didascalico un finale che sembra impotente davanti a domande senza risposte, colgo un punto interrogativo, davanti al quale il solo esito non mi basta ad avanzare dei dubbi. Un regista come Egoyan avrebbe potuto davvero dirci qualcosa di diverso, senza concedere troppo spazio alle requisitorie o all'ortodossia apocalittica di un dramma sconvolgente