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JACK RYAN: L'INIZIAZIONE regia di Kenneth Branagh

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Dom Cobb     8 / 10  30/08/2015 23:19:37Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In seguito agli avvenimenti dell'11 Settembre, il giovane studente di economia Jack Ryan decide di arruolarsi nei marines, dove però subisce una ferita che lo costringe a un lungo tempo di ricovero in ospedale. Lì, oltre a formare una relazione con una giovane dottoressa che si occupa di lui, attira l'attenzione di un ufficiale CIA, che lo recluta al volo...
Ancora una volta, questa breve serie di film basata sui romanzi di Tom Clancy si reinventa dopo che già il predecessore aveva fatto una cosa molto simile: ancora una volta, cambia il cast e la troupe, e stavolta al timone della nave troviamo il shakespeariano Kenneth Branagh, che già aveva fatto il suo ingresso nel mondo dei blockbuster con Thor pochi anni prima. Il prodotto finale è, forse, uno dei più affascinanti film di spionaggio degli ultimi tempi.
Nonostante la vicenda sia, tanto per cambiare, modernizzata al contesto politico e all'avanzamento tecnologico dei nostri giorni,


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la struttura generale è molto simile agli altri film della serie, in cui la prima, saltellante mezz'ora serve solamente ad introdurre personaggi, trama e luoghi principali della storia prima che questa prenda lentamente avvio nel corso dell'ora seguente. Ma, a differenza dei predecessori, Branagh fa un buon uso di questa struttura e la usa a suo vantaggio non solo per creare una certa quantità di sana, crescente tensione, ma anche per concentrarsi su un Jack Ryan più umano che mai: per la prima volta, l'analista della CIA sembra perseguire l'obiettivo di fermare i cattivi di turno per motivi che non hanno niente a che fare con il semplice patriottismo americano, ma per ragioni sia personali che umanitarie.


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Il tentativo è perfettamente riuscito, e il merito va tutto a Chris Pine, che riesce a superare i limiti di una sceneggiatura che solo di tanto in tanto offre degli spunti con cui lavorare. E' affiancato da un cast altrettanto in parte, fra cui un Kevin Costner più espressivo del solito (tra l'altro doppiato benissimo dal solito, immenso Luca Ward) e lo stesso Branagh, che ricuce su di sé e per sé il ruolo del russo cattivo dandogli una notevole dose di charme e di minaccia allo stesso tempo.
A questo si aggiunge una trama intrigante, contorta, ovviamente improbabile, forse introdotta e sviluppata un po' troppo in fretta, ma che comunque si risolve in un crescendo di tensione; questa si accumula fino a esplodere come una bomba, in un terzo atto che è tutto una corsa frenetica, fra corpo a corpo, inseguimenti in auto e lotte contro il tempo per evitare un disastro di inimmaginabili proporzioni, in uno stile che ricorda da vicino la saga di Bourne.


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In definitiva, forse Shadow Recruit non possiede la carica di realismo di cui, forse, avrebbe bisogno per essere un po' più credibile, e forse è molto meno intelligente di quanto vorrebbe far pensare; resta, comunque, un validissimo prodotto di di intrattenimento, certamente il migliore della serie dopo il capostipite di McTiernan.