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LA MIA DROGA SI CHIAMA JULIE regia di Francois Truffaut

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Terry Malloy     7½ / 10  07/08/2011 02:09:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Sicuramente il film che meno mi ha entusiasmato di Truffaut. Ma rimane un'ottima prova di Cinema.
Il film riprende le tematiche care al cineasta francese: l'effetto devastante dell'Amore, l'ossessione, la passione per la Francia (numerosi gli spostamenti, nei luoghi più suggestivi del Paese). Un film che viene inevitabilmente influenzato, come accadrà per L'Ultimo Metrò, dalla folgorante e magnetica presenza della stupenda Deneuve, un volto indimenticabile che rende al meglio la doppiezza compassata e quasi rassegnata del personaggio di Marion (così si chiamerà anche la protagonista del film del 1980). Belmondo è straordinario nel suo ruolo maschio.
Un film forse non del tutto riuscito, ma dalla realizzazione tecnica superlativa. Ritorna il paesaggio nevoso, sfondo del dramma umano, che avevamo ammirato in Tirate Sul Pianista, ed è indimenticabile quel fotogramma finale che rimpicciolisce i due innamorati e sembra suggerire la piccolezza dell'essere umano di fronte alla potenza naturale, forse di un sentimento naturale e animale, quello dell'Amore.
"Forse è così, fa forse male l'Amore?" "Sì fa male". E il dialogo si conclude come si concluderà il dramma di Marion e Bernard:
"Guardarti è una sofferenza" "eppure ieri sera dicevi che è una gioia" "è una gioia e una sofferenza".