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A PROPOSITO DI DAVIS regia di Ethan Coen, Joel Coen

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     7 / 10  05/06/2014 10:47:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Profondo omaggio alla musica folk e ai suoi albori -siamo nel 1961- con i fratelli Coen attratti dalle disavventure di un (non più tanto) giovane aspirante musicista. Squattrinato, poco esperto di rapporti umani, abituato a dormire sui divani di amici e parenti Llewyn Davis si batte con ostinazione al fine di raggiungere quella fama che l'indubbio talento dovrebbe portargli in dote.
Sullo sfondo una New York invernale, grigia, comunque accogliente nel vero senso del termine, considerato che far entrare in casa uno (semi)sconosciuto non arreca alcuna ansia. Ci sono parecchie note ad occupare interi minuti di pellicola, se non si è amanti di questo genere musicale è meglio stare alla larga, se non lo si conosce granchè vale la pena buttare un orecchio. Comunque i momenti cantati sono fin troppo numerosi e finiscono con lo smorzare eccessivamente il ritmo già non indiavolato di questo racconto circolare, in cui il protagonista, prigioniero della propria ambizione, sbatte da una parte e dall'altra nel tentativo di emergere e soprattutto trovare qualche dollaro per tirare a campare in maniera dignitosa.
Non manca il tipico humor di Ethan e Joel, le scene più riuscite sono quelle in cui la componente grottesca vince sull'idea romantica di una vita consacrata all'arte. Il realismo alla fine avrà la meglio servendo sul piatto una lezione finalizzata al riconoscimento dei propri limiti, ma non si può dimenticare quel viaggio in auto verso Chicago in cui la stravaganza prende il sopravvento. Un autista semimuto e un pachidermico fallito con la bocca zeppa di sferzanti sentenze, una farneticazione on the road in grado finalmente di smuovere uno script complessivamente contenuto, in cui l'idea di non andare da nessuna parte balena più volte nella mente dello spettatore e del protagonista.
Pur non essendo un grande amante di Bob Dylan e soci ho apprezzato parecchio la soundtrack come le interpretazioni del cast, molto bravo Oscar Isaac anche se il migliore in campo è John Goodman, incredibilmente sgradevole, simbolo di un' illusione da cui lo stesso protagonista rischia di rimanere schiacciato.