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A PROPOSITO DI DAVIS regia di Ethan Coen, Joel Coen

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     9 / 10  10/02/2014 01:37:41Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
IL folk esplode nel segno della grande depressione, con i nomi di Pete Seeger, Leadbelly e Woody Guthrie a insegnarcelo... forse nessun folksinger è diventato ricco (a parte Dylan) ma certamente a cavallo tra gli anni 50" e 60" era il genere meno redditizio in assoluto, affidato a una dimensione sociale, urbanistica, proletaria che ha nei nomi sopracitati gli esponenti più radicali. Si incontrano artisti che vorrebbero essere poeti beat (nel magnifico viaggio con un Goodman di incontenibile dis-umanità) e guardacaso il rock and roll, la grande industria miliardaria del "momento" non viene mai citati nel film dei Coen, tranne una breve divagazione su Presley. Il personaggio di Llewyn diventa così suo malgrado interprete credibile di quella generazione artistica musicale e letteraria che ha partorito John Steinbeck e Sinclair Lewis, Guthrie e Seeger, o successivamente il country di Chet Atkins. Fa pensare al Baldini dei capolavori di John Fante, ma ovvio lui usa la scrittura nella musica anziché riempire pagine in attesa di un editore che lo sostenga. Se, come ho visto, non si colgono queste sfumature, è impossibile capire un film come questo. Personalmente lo trovo (e mi fa inc... che alcuni pensino il contrario) un film maledettamente bello e ricco di lucido lirismo.
Pervade un'amarezza (possibile che neanche questa venga colta??????) che va al di là del nonsense e del tocco "grottesco" e ironico del cinema dei Coen. E' il punto più alto raggiunto dal loro cinema, e uno dei film americani più intensi degli ultimi anni. Supera anche gli omaggi a Edwards/Capote - peraltro gradevolissimi - e cattura almeno un personaggio (il produttore avido di exploit cfr. ben Kingsley) che mostra in modo indelebile la perversione di un sistema un meccanismo che ostenta la quantità di dischi venduti rispetto alla qualità.
Potrei dire che il cinema dei Coen è esattamente come la musica folk, pregevole se non fondamentale, ma incapace di vendere le emozioni che gli spettatori svogliati credono di vedere nei vari blockbusters. Eppure io queste emozioni le ho sentite eccome. Forse appartengo, per fortuna, a un'altra stirpe di emotivi.
Magari Oscar Isaac ha un volto troppo pulito e grazioso per fare di sé un perenne squattrinato, ma "A proposito di Davis" mi è entrato nel cuore per sempre