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PRIGIONIERI DELL'OCEANO regia di Alfred Hitchcock

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Invia una mail all'autore del commento wega     8 / 10  16/12/2008 12:49:05Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Lifeboat" è la prima vera sfida cinematografica di Sir Alfred, non "Rope" nè "Rear window". In quegli anni Hitchcock produsse diverse pellicole che trattavano anche direttamente il secondo conflitto mondiale, forse perchè tacciato di codardia, da inglese, per essersene andato a Hollywood senza servire minimamente il Paese ormai in guerra, e averci lasciato la madre. Particolare è il collegamento a "Il prigioniero di Amsterdam" che finisce esattamente come questo inizia: con un disastro sull' oceano. E proprio qui, il prediletto (e perfetto) uso dei trasparenti, leggibili benissimo come un simbolo assoluto del Cinema, assume un significato importantissimo nel ritrarre "la finzione della realtà", in questo caso troppo terrificante per poter essere addirittura vera; tanto che la figura di un bambino, quindi l' innocenza e la purezza, viene fatta morire nei primi minuti della storia. La scialuppa è un microcosmo di relazioni umane e di scontri morali per come sono differenti le singole caratterizzazioni psicologiche dei protagonisti, e la scialuppa stessa si trasforma in una vera e propria camera di consiglio, il tutto assomiglia molto ad un altro film-sfida come "La parola ai giurati" di Lumet. Inutile è ribadire, come detto da tutti, che non si è presi mai dalla noia nonostante il monoset, e qui ancora più statico, non ci sono movimenti di macchina ma il segreto sta nella genialità di questo regista, nelle situazioni che si vengono a creare che non possono altro che incuriosire lo spettatore. Geniale l' inquadratura nell' inquadratura attraverso la cinepresa di Tallulah, e l'inquadratura delle mani del nazista che si aggrappano per salire a bordo, si capisce subito che girerà tutto intorno a questo personaggio; un compendio dell' espressionismo.