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THE SHIELD - STAGIONE 1 regia di Guy Ferland, Scott Brazil, Clark Johnson, Dean White, Stephen Kay, D.J. Caruso, Michael Chiklis, Stephen Gyllenhaal, Brad Anderson, David Mamet, Frank Darabont, altri

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hghgg     8 / 10  16/12/2014 20:08:14Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Gran prima stagione di "The Shield" datata 2002, 12 puntate di ottima qualità che promettono tanto e dimostrano subito che questa è una serie con le carte in regola per diventare un vero capolavoro della serialità televisiva.

Si tratta di un poliziesco crudo e di stampo realista, ma lontano dal realismo totale, quasi documentaristico, del sublime "The Wire", piuttosto mantiene un registro maggiormente "action" con un ritmo più incalzante e serrato e dialoghi al fulmicotone. Insomma molto crudo, bàstardo e nel complesso piuttosto realistico (soprattutto nei vari e schifosi intrallazzi e giochi di potere nel distretto di Farmington, tra la squadra d'assalto, Aceveda e superiori vari) ma più "d'intrattenimento" nel complesso.

Questa prima stagione è molto buona e pensare che non mantiene nemmeno quello che aveva promesso nella prima devastante puntata, un episodio già eccellente nobilitato da un finale straordinario, 3 minuti tra i più shockanti, devastanti e spietati che abbia mai visto in una serie tv, un pugno nello stomaco che stordisce davvero, un colpo di scena incredibile per come è posizionato, così, improvviso, dopo una sola puntata in cui ti sbattono davvero in faccia a cosa e soprattutto a chi lo spettatore si trova e si troverà di fronte d'ora in poi.

Inoltre quella sequenza finale è una scena talmente perfetta per regia, ritmo, intensità emotiva, sceneggiatura, montaggio, interpretazioni (la faccia di Chiklis quando si gira verso Terry...) e pure l'uso delle musiche che dopo una puntata e dopo quella scena è d'obbligo gridare già al capolavoro assoluto che è il titolo che tale puntata si merita.

Poi la serie pian piano cala, giusto quanto basta per non essere un capolavoro assoluto, ma resta su un livello complessivo ottimo, quanto basta per essere già una grande serie. Mai noiosa, sempre coinvolgente e coerente con ciò che vuole raccontare e mostrare e pronta a tornare a livelli altissimi (che sfiorano solo il capolavoro, ma va bene così) con le ultime due puntate che diciamolo, sono davvero eccezionali. Intensità a mille, grande ritmo e zozzerie a profusione sono elementi che si moltiplicano in queste due ultime puntate, per un finale più che degno per questa prima buonissima stagione.

Di "The Shield" mi è da subito piaciuta moltissimo la scelta dell'ambientazione interna principale, quella del distretto: una chiesetta della periferia di Los Angeles trasformata in un distretto angusto, malandato, opprimente e claustrofobico dove tante nefandezze vengono messe in atto da criminali che, lì dentro, portano addosso pistola e distintivo.

Da lodare assolutamente la qualità della sceneggiatura soprattutto per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi, una manciata di figure e di personaggi che diventano memorabili fin da subito e che in 5 minuti sono già perfettamente caratterizzati seppure, ovviamente, pronti per essere sempre più sviluppati nel corso delle puntate, cosa che sarà sempre fatta molto bene in questa prima stagione (e nella seconda, per il resto sono "in corso d'opera" devo vedere il resto).

Ovviamente il lavoro migliore è stato fatto su Vic Mackey, uno dei personaggi più complessi, meglio scritti, più sfaccettati e più difficilmente giudicabili con piena chiarezza nella storia della ti-vì. Un personaggio giudicabile sotto molte luci differenti, uno che può passare da una scena all'altra a pezzo di mèrda senza pietà perfino con un animo di vero e proprio criminale a uomo perché no sensibile, attento alle esigenze altrui, legato alla sua famiglia (tutta la storia del figlio autistico colpisce eccome) e in mezzo c'è il poliziotto corrotto e violento che tenta però di mediare evitando maggiori spargimenti di sangue tra gang e criminali di Farmington.

Una prima stagione in cui il giudizio morale (se voleste mai esprimerlo, io mi limito a godermi un personaggio straordinario) su Mackey dev'essere come minimo "sospeso" perché ci troviamo davvero di fronte ad un personaggio controverso, difficile e molto complesso, e lo vediamo passare, esempio a caso, dallo squallido ricatto a Julian alla splendida scena finale con Vic in famiglia con i figli, una delle più intimiste e commoventi della stagione, tutto credo nell'ottavo episodio. Insomma Mackey è una mèrda corrotta ma con dei lati che rendono il tutto più complesso di così.

Ma tutti i personaggi sono ben scritti, dall'ambizioso capitano dalla facciata onesta e pulita Aceveda, all'allievo e amico prediletto di Vic ossia Shane, altro gran personaggio ma più chiaramente viscido e psicopatico rispetto all'amico, o l'altro componente della squadra, Lem (apparentemente meno disonesto e corrotto degli altri, cosa che si confermerà nella seconda stagione, però le mani in pasta ce le ha tutte) mentre Ronnie rimane un po' una simpatica figura di contorno all'interno della squadra di Mackey. Poi ci sono i più canonici detective Dutch e Clodette, le cui indagini si muovono in parallelo o si incrociano con le storyline della squadra d'assalto e anche se trattate in modo più classico, offrono risvolti e sviluppi narrativi molto interessanti, soprattutto negli interrogatori (storico il duello psicologico tra Dutch e il killer delle prostitute nell'interrogatorio finale, sceneggiato benissimo, scena da brividi), trattando svariati temi, criminalità, psicologia, problemi delle minoranze etniche, serial killer, depravazioni varie ecc. Poi c'è la coppia di agenti Danni e Julian e soprattutto questo è un personaggio molto interessante, diviso tra il contrasto fra la sua profonda religiosità e la sua omosessualità che non riesce più a reprimere (certi discorsi tra lui, il suo prete ecc. sono stati per me tra i momenti più terrificanti della stagione, altroché, ma come si fa...).

La sceneggiatura, anche per il ritmo serrato che riesce a mantenere, i bei dialoghi (ogni tanto un po' sopra le righe ma va bene così) e l'ottimo sviluppo e gestione delle varie storyline oltre che per la grande caratterizzazione dei personaggi, è la cosa migliore. La regia è, in abito televisivo perché è assolutamente una regia televisiva, molto buona e sa regalare scene al fulmicotone e qualche piccolo frammento più intimista; sa anche mettere in scena situazioni shockanti e girate straordinariamente e qui torna ancora alla mente il finale della prima puntata, ma non solo.

Attori in palla, Chiklis è davvero notevole e in parte, non fatemi pensare che lui è il tizio che faceva "La Cosa" ne "I fantastici 4" che mi metto a piangere, rivalutato alla grande qui prende possesso di un grande personaggio e lo fa meravigliosamente suo. Bravo anche Goggins nei panni di Shane ma in generale sono tutti convincenti, merito di una sceneggiatura che sa dare il giusto spazio a (quasi) tutti coinvolgendoli in trame scritte molto bene.

Shawn Ryan ha creato una serie davvero valida, cruda e spietata, complessa e psicologicamente ed emotivamente varia e sfaccettata, accompagnato da uno staff che tra regia e sceneggiatura vede impegnati i vari Glen Mazzara, Clark Johnson, Gary Fleder ecc.

Ottima prima stagione con una prima puntata capolavoro e due ultime puntate quasi allo stesso livello.

Con la seconda stagione la qualità complessiva salirà ulteriormente (anche qui inizio e fine a dir poco con il botto) anche se a mio avviso non poi di molto.

Un peccato che io nel 2002 avessi 9 anni e fossi impegnato con serie ehm... un po' più brutte di questa.

Gran prodotto.