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I SEGRETI DI TWIN PEAKS - STAGIONE 2 regia di David Lynch, Mark Frost, Duwayne Dunham, Tina Rathborne, Tim Hunter, Lesli Linka Glatter, Caleb Deschanel, Diane Keaton, Stephen Gyllenhaal

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Invia una mail all'autore del commento ilSimo81     9 / 10  07/05/2019 16:49:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L'universo di "Twin Peaks" è un capolavoro ricco, complesso ed indimenticabile. Nella sua interezza merita il voto più alto che gli si possa dare, anche se nell'analisi frammentata delle varie sue componenti si vengono a notare sfaccettature meritevoli di considerazioni differenziate.

In generale, come detto per la prima stagione, se vi fosse un Gesù delle serie televisive si chiamerebbe David Lynch.
E' con "Twin Peaks" che la televisione è passata dal Vecchio Testamento al Nuovo Testamento.

"Twin Peaks" era già straordinaria prima ancora di cominciare.
La penetrante strategia commerciale perseguita nel 1991 inculcò nell'immaginario collettivo l'inquietante e celeberrimo interrogativo "Chi ha ucciso Laura Palmer?", a cui il titolo "I segreti di Twin Peaks" rispondeva dando un presagio enigmatico. Degno preambolo della migliore sigla tv di tutti i tempi, che per musica e per immagini penetrava inevitabilmente nel cervello e un po' nel cuore, lasciando dietro di sé un'ineffabile traccia di diffusa malinconia.

"(…) è importante imparare a distinguere tra misteri e segreti. I misteri precedono la razza umana, ci avvolgono e ci spingono in avanti nell'esplorazione e nella meraviglia. I segreti sono un prodotto dell'umanità, un modo subdolo e spesso insidioso di acquisire, negare o imporre il potere. Non bisogna confondere la ricerca dei primi con la manipolazione insita nei secondi" (da "Le vite segrete di Twin Peaks").
Misteri e segreti serpeggiano lungo le strade di Twin Peaks, insinuandosi tra casa Palmer, il Great Northern Hotel di Ben Horne, il Doube R Diner di Norma, la segheria Packard, il Big Ed's Gas Farm e l'ufficio dello sceriffo Truman, ed ogni stanza ed ogni via sono percorse da infinite sottotrame che, parafrasando Lynch, come rami originano da un unico fusto: la morte e soprattutto la vita della giovane Laura Palmer.
Da lì si diffonde un'aura grigia, una foschia di perdizione e falsità, che risparmia solo una manciata di anime pure per posarsi sulle vite di uomini e donne apparentemente ordinarie.
La vita è un grande inganno e la cittadina di Twin Peaks è palco di teatro greco, che racconta le menzogne del mondo reale. Si ama con superficialità, si tradisce con leggerezza, si odia con veemenza. Se per fare il bene si devono smuovere cielo e terra, la banalità del male implica che sia estremamente facile per chiunque poterne fare.

Si insegna che nulla si crea e nulla si distrugge, e a ben vedere il genio di Lynch non risiede nell'inventare un prodotto nuovo, quanto nello stravolgere le usuali prospettive, togliendo punti di riferimento.
In un tempo non lineare, i segreti del passato tornano a galla e i segreti del futuro si svelano mediante visioni. Momenti felici spezzati da tragedie, momenti drammatici stemperati da un caffè.
Le persone mentono, gli spiriti indicano la via, un ceppo inanimato conosce molte verità.
Il simbolismo e l'articolazione narrativa che caratterizzano tutto l'universo lynchiano sono un'affascinante sfida a non perdersi in questo labirinto onirico.
C'è tuttavia un valido filo d'Arianna per barcamenarsi fra gli interrogativi che non trovano risposta nell'arco delle tre stagioni. Innanzitutto è d'obbligo addentrarsi nell'oscuro prequel "Fuoco cammina con me" (1992) ma, per soddisfare degnamente l'appassionata curiosità di comprendere personaggi, relazioni e scene, può risultare appassionante non solo la lettura del discreto "Il diario segreto di Laura Palmer" (J. Lynch, 1990), ma anche e soprattutto del succitato splendido e suggestivo "Le vite segrete di Twin Peaks" (M. Frost, 2016), seguito dall'altrettanto affascinante "Twin Peaks – Il dossier finale" (M. Frost, 2017).

Anche qui si ripresentano le criticità della prima stagione: alcune recitazioni acerbe, certe sovrastrutture narrative pleonastiche, una colonna sonora inconfondibile ma purtroppo ripetitiva.
Inoltre, anche e soprattutto in questa seconda stagione vengono a rilevare le conseguenze nefaste delle logiche commerciali: se è vero che la trama dovette seguire le svolte imposte dalla rete televisiva, i risultati di audience portarono sì ad una grave perdita di audience ma (cosa artisticamente ancor più grave) ad un parziale disconoscimento da parte dei produttori. La conseguenza tangibile è una parte centrale estremamente annacquata e sconclusionata, quasi un tentativo di condurre in porto un transatlantico in panne. Provvidenziale e tempestivo il rientro in extremis di Lynch, giusto in tempo non solo per risollevare le sorti della serie, ma anche per regalare un finale di stagione palpitante ed indimenticabile.

La conclusione è invariata: "Twin Peaks" resta un'opera imprescindibile. Ha un fascino perverso e magnetico che resta intatto nonostante i significati sfuggevoli, con una brillante genialità ed un impressionante carico emotivo. Inarrivabile vetta artistica.