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L'IMBALSAMATORE regia di Matteo Garrone

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kafka62     7 / 10  25/03/2018 17:48:24Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
In un laboratorio buio, illuminato solo da una striscia di luce dal taglio espressionista, due uomini in camice bianco lavorano intorno a un enorme, inquietante animale a zampe rovesciate. Questa ed altre immagini tassidermistiche, eccentriche ed affascinanti, esprimono molto bene lo spirito de "L'imbalsamatore", opera quarta di Matteo Garrone, il quale privilegia ambienti, personaggi e rapporti marginali, insoliti, non convenzionali. Quel che ne sortisce è un film notturno, ambiguo e malato, in cui le solitudini di tre personaggi si incrociano, interagiscono attraverso morbosi rapporti di attrazione e di potere-dipendenza, e reagiscono fassbinderianamente facendo deviare fatalmente il corso della vicenda verso un finale noir. Se la pellicola è diseguale e sconta qualche errore a livello di sceneggiatura (i rapporti di Peppino con la camorra sono francamente superflui sotto il profilo narrativo), nondimeno ha avuto il merito di rivelare una notevole personalità d'autore, capace di affrontare con apprezzabile padronanza dei mezzi tecnici ed espressivi storie che raramente si vedono sugli schermi, e – vera sorpresa del film – un interprete azzeccatissimo, Ernesto Mahieux (una sorta di Danny De Vito italiano che proviene dalla sceneggiata napoletana, con due occhi e una risata indimenticabili), capace di dare al personaggio di Peppino Profeta credibilissime connotazioni di simpatia partenopea, di torbida sensualità e di autodistruttiva follia.