tylerdurden73 6 / 10 30/09/2014 09:32:47 » Rispondi Manca qualcosa a "We are what we are" per raggiungere il livello dei precedenti film diretti da Jim Mickle. "Mulberry Street" e soprattutto "Stake Land" sono altra cosa; non che in questo caso manchino gli aspetti insani, l'atmosfera della provincia americana retrograda, in precario bilico tra superstizione e dogmi religiosi è ben riportata. E' anche vero che schiodarsi dallo stereotipo è difficile e Mickle fa poco affinchè ciò avvenga. Questo spaccato americano gotico e minaccioso è già stato visto tante volte, e la bella fotografia livida serve poco a renderlo più sinistro. Semmai il disvelamento parsimonioso dell'orrendo segreto atavico nascosto dalla famiglia Parker è sicuramente ben ponderato; inoltre il regista cerca e trova più le atmosfere, la bacata condizione psicologica, l'alienazione dalla società "normale" piuttosto che il momento sanguinoso (comunque presente anche se in numero di sequenze limitato). Purtroppo i picchi di interesse sono molto rari, si viaggia col pilota automatico sino a raggiungere il risultato poco edificante di un compitino ben svolto ma manchevole di quel quid che lo renderebbe affascinante sotto ogni punto di vista. Dispiace perchè il quadro d'insieme è notevole: detto della fotografia, si nota la gran cura nella scelta delle scenografie e degli attori. Bil Sage, avvezzo ai ruoli sgradevoli, è un orco plausibile, mentre le figlie (Ambyr Childers e Julia Garner) sono altrettanto efficaci nell'incarnare il dubbio che inevitabilmente attanaglia le loro vite di adolescenti. Ci sono anche Michael Parks e Kelly McGillis, quest'ultima sempre più irriconoscibile. Le magagne principali stanno in un plot che non spicca mai il volo: convenzionale nell'integrità sanguinaria paterna e nel dubbio giovanile. Una famiglia di mostri che avrebbe meritato maggior fortuna, magari aumentando la dose di morbosità.