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12 ANNI SCHIAVO regia di Steve McQueen

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8 / 10  23/02/2014 00:00:30Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Il nuovo film di McQueen, oramai unico vero erede di Francis Ford Coppola, mi ha devastato. Siamo di fronte a un grandissimo cineasta che mette a nudo le sue capacità tecniche e formali per parlare del tema della schiavitù, ed è facile per questo parlare di notevole impatto emotivo sugli spettatori. Mi sembra che "12 anni schiavo" operi una sorta di continuità, meno enfatizzata ma altrettanto cruda, con il Django di Tarantino, come se la messa in scena della crudeltà umana possa avere una sua ambivalenza personale. Il magnifico piano-sequenza di Solomon appeso a un ramo davanti all'indifferenza della storia - immagine che qualcuno ha trovato compiaciuta e troppo sadica - o la lettera bruciata che diventa polvere, dissolvenza di un fuoco che svanisce e si spegne quanto la speranza, sono prove del notevole lirismo dell'autore. Il punto è che tutto ciò rischia di denutrire, o perlomeno svuotare, il messaggio sociale del film, affidato a simboli di libertà universale, come nel caso del personaggio di Pitt, guardacaso molto vicino alla filosofia liberale di un certo Abraham Lincoln.
L'incontro con i Nativi Americani, in una sequenza tanto suggestiva quanto eccentrica, diventa peraltro un furbo espediente per raccontare le lotte etniche nella storia di una nazione. Il film, insomma, non è perfetto, perché si cristallizza troppo sulla sua etica, distinguendo un po' troppo blandamente i buoni dai cattivi (emblematico il cinismo spregevole di Giamatti, in un cameo formidabile).
Però ha diversi meriti. La regia è capace di raccontare la crudeltà in un delirio d'onnipotenza che fa del personaggio di Fassbender un bastardo intrigante e psicolabile. Sono convinto che McQueen abbia visto il Salò di Pasolini, dove la remissività delle vittime si affidavano al canto doloroso della morte e al dolore della perdita rispetto ai rispettivi rancori.
McQueen mostra la sua personale idea di cinema, ed è così radicata nel suo svolgimento da segnare una tappa importante, e tutto sommato nuova, in un tema tanto sfruttato negli ultimi anni. Egli agita fantasmi di liberazione anziché di annientamento (fa pensare all'orrore negato dell'epilogo di Balla coi lupi), ed è come se respirassimo questa Libertà anche oggi, che il mondo civile non ha voluto ancora cogliere