Woodman 3 / 10 15/08/2014 23:31:46 » Rispondi Mi piace pensare a Faenza come a una sorta di Jane Campion al maschile in trasferta italiana. Regista dall'enorme potenziale, che si accontenta molto, ma non è questo che me lo fa accostare alla grande artista neozelandese. Direi che il trait d'union è piuttosto l'incredibile capacità di entrambi di fondere ridicolo, sacro, vacuo ed estetismi e di cavarne fuori l'una capolavori o quasi (penso a "Holy smoke" ma anche a "In the cut"), l'altro ottimi e intriganti lavori ("Jona", "Klara", "I giorni dell'abbandono", "Prendimi l'anima"). Affinità in materia di immagine, di scelte visive, eleganza sacrale fusa a un improbabile kitsch.
Sì, vabbè. Adios. Faenza è qui riuscito a creare l'imbarazzo formato pellicola. Una fossa bella grande, una corda bella lunga, una canna infallibile. Insostenibile, insalvabile, insignificante da qualsiasi parte lo si prenda (ammesso che ve ne sia più d'una), tanto è sgangherato e opaco, inerte ed esangue. La lista degli orrori è lunga e scontata, basta pensare al peggio ed applicarlo a ogni carattere base della cinematografia. Un'acquetta torbida, l'insostenibile leggerezza del digest.
Non offre nemmeno mezzi per insultarlo, è il vuoto. Ingiudicabile.