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AMERICAN HUSTLE - L'APPARENZA INGANNA regia di David O. Russell

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wallace'89     7 / 10  05/01/2014 15:21:01Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
David O.Russel e il terzo successone di fila in questa seconda decade anni zero.
A mio avviso eccessivamente idolatrato dalla critica, ma sicuramente riuscito e, a modo suo, inedito. Il regista gioca con il fortunato filone dei film americani à la Stangata et similia ma non mette mai veramente al centro di tutto (se non come elemento in chiave teorica di un discorso sotteso) la costruzione e l'attesa dell'inganno, della truffa elaborata in maniera sorprendente (e spesso improbabile) come propulsore dell' entertaining spettatoriale, (in questo senso non particolarmente eclatante il twist nel climax finale), bensì i rapporti umani tra i personaggi, questi sì, legati a maschere e inganni, fatti prima di tutto a loro stessi, e forieri di un discorso universalizzabile.
Dell'affiatamento del cast, vera chiave di volta, non si può non parlare. Chi è più strepitoso, Bale con panza e improbabile parrucchino o lo schizzatissimo agente fbi Cooper? La sexy Amy Adams, che nonostante le vertiginose (e gradite) scollature perenni sa offrire una prova sottile e calibrata, o la incontenibile, frizzante e contagiosa Lawrence che con poche sequenze a disposizione sa come papparsi il pubblico?
Bel gioco di squadra, ok, ma è nel tono azzeccato con cui questo è portato avanti dal regista che sta il successo dell'operazione. Il film è dotato infatti di freschezza e una verve delirante e destabilizzante che non abbandona (quasi) mai lungo il suo percorso. Oltre a una discreta ed apprezzabile tecnica cinematografica, che fa' il verso allo Scorsese di Goodfellas senza diventare parodia ( e il grande Bob, seppur per un cammeo, non poteva mancare), la direzione talvolta sembra lasciare spazio all'improvvisazione con piacevoli e inaspettati risultati, con momenti clou e forse in futuro cult per tutti personaggi nei loro assoli.
Insomma il tema è e vuole essere serio (c'è chi ci legge, non a torto, una certa rappresentazione dell'America e i suoi valori post Watergate, una ridicolizzazione dell'American Dream nei suoi presupposti più ambigui), ma stranamente trova nel registro autoironico e divertito la sua riuscita, il che è un bene per un film che parla di travestimenti "per sopravvivere" e a suo modo travestito.
Ottima e fondamentale la ricostruzione filologica dei seventies (ma se i sessanta sono i "favolosi" e gli ottanta "i mitici", come vengono chiamati i poveri e malconsiderati settanta dal plebiscito popolare?), con soundtrack nostalgica ed appassionata, e un fantastico e insieme ridicolo (in senso buono) make-up e costumi al limite del kitsch.
Piacevole e un buon inizio di Cinema 2014.