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SNOWPIERCER regia di Joon-Ho Bong

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Invia una mail all'autore del commento tylerdurden73     6 / 10  08/07/2014 15:33:49Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Futuro distopico per Joon Ho-Bong, regista ammirato soprattutto per "The Host", "Memories of murder" ma anche per opere più intimiste come "Mother".
Le sue doti ancora una volta convincono, la mdp vola negli spazi angusti di "Snowpiercer" ma la pellicola è tutt'altro che esaltante. Una metafora sociale collocata in un domani non troppo lontano, in cui una nuova era glaciale (causata dalla solita dabbenaggine umana) condanna i sopravvissuti su un treno in moto perpetuo. Banale la divisione in classi: i poveri in coda stipati come bestie in vagoni luridi e alimentati con barrette proteiche disgustose, ed in testa ovviamente i ricchi, attorniati dal lusso e da ogni comfort.
Inevitabile l'insurrezione violenta, patito l'ennesimo sopruso i miserabili delle ultime carrozze cominciano a marciare verso la testa del treno conquistando terreno nel tentativo di raggiungere la Sacra Locomotiva. Lì si trova il tirannico ideatore del mezzo, nel frattempo divenuto una sorta di ecosistema dai delicatissimi equilibri.
Il film racconta della faticosa risalita da parte di un gruppo di ribelli capitanati dai non troppo convincenti Curtis (Chris Evans) e Edgar (Jamie Bell); i personaggi sono descritti alla chetichella, costruiti in maniera affrettata tanto da non risultare mai appassionanti. Discorso a parte lo merita Tilda Swinton, maschera grottesca ed autoironica, anche l'attore feticcio del regista, Sang Kang-Ho, spicca in un ruolo abbastanza intrigante. Per il resto calma piatta, nel senso che pur non mancando di ritmo la costruzione della storia è abbastanza scontata nell'eterna battaglia tra i ceti meno abbienti e i poteri forti.
Sorgono pesanti dubbi sulla validità dello script, resta infatti insoddisfatta un marea di interrogativi. I più puntigliosi e amanti della verosimiglianza avranno di che scervellarsi.
Molto buona l'ideazione di alcuni ambienti (su tutti la scuola, ma anche l'acquario con il sushi-restaurant e la serra hanno il loro bel perchè), eccellente l'utilizzo delle luci e del colore nel passaggio dagli ambienti poveri a quelli abitati dai benestanti.
Poco incisivo anche l'epilogo, inevitabile duello e successivo guizzo di speranza lasciano sensazione di incompiutezza.