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SNOWPIERCER regia di Joon-Ho Bong

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jack_torrence     9 / 10  19/02/2014 14:53:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un superbo esempio di distopia futuribile, riuscita convergenza tra modalità lontane di far cinema: l'impronta coreana feroce c'è, congiunta a un cast (parzialmente) occidentale e a uno svolgimento della trama appetibile per il pubblico occidentale. Anche se rimane, per fortuna, ostico e caz.zuto; anni luce distante da blockbuster, giocattoloni e fumettoni.
Probabilmente quindi un "progetto" troppo intransigentemente autoriale per avere vasta e immediata fortuna commerciale.
Il che però fa sì che il film, finale compreso, rimanga un gioiello: un instant-cult per pochi e un futuro cult per cinefili anche non necessariamente orientalofili.
Da annali del cinema, di genere e non solo.

Visto in anteprima al festival di Roma 2013,
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Invia una mail all'autore del commento Bathory  21/02/2014 00:50:47Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
visto oggi...per me è un capolavoro gigantesco, può reggere benissimo il confronto anche con i grandissimi film di genere del passato (più o meno recente).
jack_torrence  27/02/2014 11:39:19Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
grandissimo, sì, un 8 di prudenza in attesa di metabolizzarlo con una seconda visione.
Jolly Roger  18/03/2014 00:26:17Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
ciao Jack, finalmente posso rispondere alla tua recensione impiegando la metà della metà del tempo e delle buone parole che la recensione meriterebbe.
Innanzitutto hai fatto benissimo a sottolineare il fatto che Snowpiercer è “anticommerciale e intransigente”. Infatti, pur essendo un film apocalittico non è costruito per pascere il gregge: non è Deep Impact, non è Armageddon. E’ un film crudo e tendenzialmente pessimista che non cerca consensi ad ogni costo, non ammicca allo spettatore, non si prostituisce con tutti in cambio di un buon prezzo.
Ma non cerca nemmeno i consensi dalla parte opposta, cioè nel mondo intellettuale, come i classici di 1984 o di Huxley .
Snowpiercer è un action movie semplice, ma allo stesso tempo sfuggente e complesso, coraggioso, che sfida apertamente, pur essendo un predestinato perdente, l’impossibilità di poter rivelare i propri significati in un tempo così breve come quello della sua durata.
Come dici tu, nel film domina la triste consapevolezza che “la classe media è stata un'illusione. Nel secondo decennio del XXI secolo appaiono purtroppo più che mai moribonde le speranze che il welfare state aveva regalato ai nostri padri nella seconda metà del XX secolo”.
La distruzione della classe media e la conseguente illusione della democrazia (che viene di fatto annientata, riducendosi ad una stanza dei bottoni che controlla una massa di miserabili) è una delle paure più diffuse e una delle cose più tragiche per l’umanità.
E io condivido questa paura.
Ce l’ho.
Perché è giusto avercela.
E’ esattamente come la paura di morire:
è giusto avercela. Ma non significa che la vita è morte;
significa solo che la morte è brutta.
Spero che la classe media sia sempre felice. E numerosa.
Non considero SnowPiecer come una rappresentazione di ciò che è...lo considero come un monito, una degenerazione, un avviso di ciò che potrebbe essere.
Una specie di "Raga, cambiate rotta, please!"

jack_torrence  18/03/2014 16:31:03Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Siamo in sintonia. Anche sul film (grazie per i complimenti, a proposito; e dire che ritengo questa recensione una delle mie più convenzionali - mi sono per così dire "limitato al compitino").
Sulla classe media. Facendo una comparazione storica "diacronica" (cioè guardando a come è andata in passato) ma soprattutto "sincronica" (cioè osservando la storia degli ultimi decenni in un'ottica globale), constato come non esiste civiltà dove la classe media si sia sviluppata a livelli di "benessere materiale" come nei paesi industrializzati dell'occidente, nel periodo della guerra fredda. Poi noto come dalla fine della guerra fredda lo sviluppo si è arrestato: non è solo una questione di congiuntura economica, quanto di fine della necessità di pompare il welfare state (cosa che in USA e UK si era già avviata in contemporanea al relativo rasserenarsi dei rapporti con l'URSS di Gorbacev, negli anni '80, con le amministrazioni conservatrici di Reagan e della Tatcher) in chaive di contrasto politico ai partiti "comunisti" in occidente. E' il caso dell'Italia dagli anni '90 in poi.
Quindi il mio timore, tirate le somme, è che con la disgregazione progressiva dello stato sociale la classe media ripiombi in una condizione di povertà analoga a quella precedente il secondo conflitto mondiale.
In sostanza, il futuro che ci aspetta temo sia analogo al presente di Paesi che una volta erano considerati "secondo mondo" (diciamo l'America latina attuale).