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LEI regia di Spike Jonze

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Invia una mail all'autore del commento pompiere     5½ / 10  18/10/2014 11:46:16Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Spike Jonze, regista singolare e ricercato, apre subito a un mare di argomentazioni: c'è uno scrittore di lettere per conto terzi, riproducenti la calligrafia del committente e inviate per posta convenzionale, che rielabora con garbo e savoir-faire il pensiero sentimentale asfittico altrui, interpretando magistralmente l'idea di comunicazione e filtrandola in epistole elaborate ad alta gradazione emotiva; c'è un mondo tecnologicamente avanzato che probabilmente ha soffocato le capacità di contatto umano e amoroso; c'è un nuovo sistema operativo (OS) che offre la possibilità di interagire con un amico/anima gemella creato apposta per comprendere desideri, malumori, aspirazioni e impulsi.

Fra le innumerevoli piste possibili, Jonze opta per una sceneggiatura vasta e pressochè sconfinata, generatrice di numerosissime implicazioni e interpretazioni (alcuni personaggi di contorno come il marito di Amy Adams e l'insistente scenario col videogioco da salotto che interagisce perfino col "collega" OS, appaiono sovrabbondanti e poco necessari).

Seducente per quanto riesca a dare un'idea del ripiegamento affettivo verso il quale si sta muovendo il mondo intero, "Her" risulta alla fine incerto e difforme sulle sorti e il significato ultimo del racconto. Perchè in Samantha tutto sembra essere troppo calibrato, deciso, proporzionato, asettico, tanto da far sembrare il suo rapporto con Phoenix una qualsiasi storia di umane vigliaccherie. Aggettivi, quest'ultimi, probabilmente poco consoni a quelli che erano i fini del regista.