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LEI regia di Spike Jonze

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Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     9 / 10  30/03/2014 18:49:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Lo strascico di entusiasmo che si porta dietro non lo trovo così illegittimo, al di là di uno script che non fa rimpiangere la collaborazione con Kaufman ma è proprio il linguaggio di Jonze che si fa più sensibile aderendo delicatamente a questo splendido melò, genere che aveva bisogno di nuova tempra, annacquato spesso di sentimentalismo spicciolo.
Linguaggio decisamente cambiato, perchè anche 'Nel paese delle creature selvagge' il testo intimista necessitava di una finezza, di una poetica ma che io non ho percepito, in 'Her' la rotazione di immagini a random di un passato sereno con la ex moglie (Rooney Mara) ricorda lo stile di Malick in 'The Tree of Life', non è insistito ma è presente, anche la lentezza del ritmo era d'uopo, poi per molti lentezza è sinonimo di noia, nel mio dizionario non è così.
Lo script è favoloso, poichè non si assesta mai, ad un certo punto il rapporto è bello che consolidato che potrebbe campare di rendita fino al finale e invece c'è un interessante evoluzione se la prima ora il sistema operativo è svezzato, conosce se stessa e cosa è in grado di fare, assurto a compagna di vita, nella 2° sposta il campo all'esterno, scoprire che percezione ne ha la gente di questo rapporto paradossale (è un po come quando ti fai beffa nel sentir l'amico o un conoscente dire 'ho la fidanzata su facebook', ecco non è più così, in questo futuro prossimo è ormai una pratica ritenuta idonea, superato il pregiudizio), fino a poi l'espansione che prenderà il S.O., e se ne uscirà con la più bella frase che ho sentito per giustificare un tradimento 'il cuore non è una scatola da riempire, aumenta di volume ad ogni nuovo amore'. Futuro delineato da un'agiatezza e pigrizia di fondo, la tecnologia si espande in questo senso, il sistema operativo è assunto quale autorevole filtratore di input multimediale, all'uomo basta dare il comando vocale che gestisce tutto lui, 'Samantha' è un miglioramento, provvisto di capacità cognitive, di formulare pensieri e persino senziente, la sorella di Hal 9000.
Anticipa i fabbisogni umani, è dotata persino di un gusto personale (sceglie le canzoni), prova imbarazzo (la mattina dopo aver fatto sesso... comicità pura) inizia a dubitare di se stessa, se quello che prova è reale o sono sentimenti programmati. Dotata anche di ironia, il disegnino su un improbabile rapporto anale sull'ascella. La 2° parte è aperta nel momento in cui Theodore scopre che gli S.O. stanno dilagando, anche l'amica appena lasciatasi dal fidanzato ne ha uno che l'aiuta ad esplorare le zone grigie, le rivela anche di rapporti 'adulterini' c'è chi frequenta il S.O. di altri. L'ultima ancora nel mondo reale era il documento di divorzio, nel momento in cui la moglie lo firma (e si vede che ardentemente spera il contrario) Theodore come unica valvola di interazione con l'esterno rimane solo 'Samantha', che cerca di riattivare la relazione sessuale con una sorta di avatar umano ma anche romanticamente sostituisce le foto con una partitura di piano scritta da lei stessa.
Quegli sbuffi motivo di incrinazione, saranno fatali, 'Samantha' viene stimolata da Alan Watts, altro sistema operativo modellato sul filosofo, da lì dopo l'aggiornamento con altri S.O., relazionarsi col mondo umano (ed immedesimarcisi) inizia ad andare stretto a loro stessi, ormai in perenne parabola ascendente.
Ricostituisce quel fil rouge con le tematiche dei primi 2 film, soggetti alienati, incapaci di socializzare, che per farlo hanno bisogno di un filtratore, il corpo di Malkovich, il computer, bramano una donna (Maxine, la scrittrice e appunto Samantha). la stessa voce di Lotte nel corpo di Malkovich eccita Maxine, motivo anche in 'Her'. Prova della maturità per Jonze, non so se mi abbia più colpito il miglioramento alla regia, adattandosi ad un ritmo meno sostenuto dei precedenti, o uno script che sostanzialmente non ha punti morti, ti aspetti il calo e invece continua a trovare nuovi sbocchi, emancipazione da Kaufman che si può dire aver fatto bene ad entrambi.