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LEI regia di Spike Jonze

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ferro84     5 / 10  14/03/2014 02:20:52Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Un mondo asettico, lontano, distante, dove la tecnologia ha preso il posto dei rapporti umani relegati ai margini di una vita che accetta la solitudine.
Il presupposto narrativo di un film così strutturato non è propriamente innovativo ma l'Oscar alla sceneggiatura e la regia di Spike Jonze lasciano sperare in qualcosa di interessante.

Sarà che spesso Hollywood ha la memoria corta, sarà che la mancanza di Charlie Kaufman si fa drammaticamente sentire, eppure Lei cerca di cancellare 30 anni di cinema da Blade Runner passando per A.I. , S1m0ne, Ghost in the Shell ecc. affrontando il più classico dei problemi del rapporto tra uomo ed intelligenze artificiali, riproponendo la solita minestra riscaldata.
Entusiasmarsi per un uomo solo, come tanti, che si innamora di un computer parlante è difficile se le dinamiche del racconto seguono strade di così difficile comprensione.
Ma forse siamo al cospetto della solita demonizzazione tecnologica che, un pò bigottamente, come al solito, esaspera ogni innovazione della nostra vita come forma di distruzione delle nostre relazioni umane.
Prima il telefono, poi la televisione, i cellulari, gli sms, adesso gli smartphone, quasi a voler cavalcare l'onda emotiva di terrore del modo con cui gli oggetti tecnologici si intromettono nelle nostre relazioni, e se un giorno diventassero esse stesse relazioni?

Da Spike Jonze ci si sarebbe aspettati un approccio meno bigotto all'argomento, magari cercando di andare in profondità sui motivi che possono spingere le persone a cercare certi rifugi. Her, invece, vuole quasi sottolineare come qualsiasi persona possa lasciarsi andare ai piaceri dei megabyte rinunciando ai rapporti "veri" ma nello stesso tempo vuol sottolineare che anche una macchina può provare dei sentimenti.
Insomma il film vive in bilico in una contraddizione che non si sa fino a che punto sia voluta.
Effettivamente l'elemento di riflessione, sebbene non originale, è sempre interessante, quello che risulta stucchevole e anche un pò noioso è proprio il racconto amoroso, a tratti pretenzioso, che viene a crearsi.
Cosa spinge tante persone a ricercare quelle relazioni? L'incapacità di creare rapporti veri oppure perchè quei rapporti artificiali in realtà sono più veri dei veri?

Nonostante manchi di originalità, Her non può di certo essere definito un film banale, eppure manca la quadratura del cerchio, non prende una posizione restando sospeso, con tanti punti interrogativi e non risposte le domande che dà. Di sicuro tale inconcludenza può essere voluta lasciando allo spettatore la risposta ma in realtà resta sempre l'interrogativo: "Perchè riprendere il solito argomento se non si ha nulla altro da aggiungere?"
Ai posteri l'ardua sentenza.
jack_torrence  14/03/2014 09:51:35Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Vedo che siamo sempre più in sintonia! :-)
Ma Her è davvero tutt'altro che bigotto, non demonizza, anzi è affascinato da quello che racconta. Su questo punto specifico, non credo sia questione di punti di vista ma di obiettività di sguardo.
A parte questo: de gustibus.
ferro84  16/03/2014 18:55:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo è un caso diverso, è un film che non si espone, per gli elementi che ha dato quello che voleva dire è di sicuro quello che pensi tu io però mi sono soffermato sugli elementi di ambiguità.

Il fatto che Samanta misteriosamente, si faccia da parte non aiuta.
Se non avesse specificato che tutti gli Os hanno deciso di ritirarsi, magari sarebbe potuto essere un gesto d'amore verso lui viceversa mi sembra un pò raffazzonata come cosa.
Ancora di più il fatto che lui finalmente cominci a guardarsi intorno e a scoprire i rapporti umani, anche qui è un elemento ambiguo, è Samanta ad averlo tenuto lontano dalla realtà oppure il contrario?

Ho letto la tua recensione ribadisci che non c'è bigottismo e demonizzazione e ti dirò di più, sono convinto che Jonze abbia voluto dire proprio questo però il risultato è ambiguo.