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THE ACT OF KILLING - L'ATTO DI UCCIDERE regia di Joshua Oppenheimer, Christine Cynn

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impanicato     8½ / 10  25/02/2015 16:48:25Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Nonostante io sia un appassionato di storia, ero all'oscuro di quanto avvenuto in Indonesia tra il 1965 e il 1966. Lí é avvenuto uno degli atti di violenza peggiori della storia contemporanea, l'uccisione di circa mezzo milione di persone per il fatto di essere etichettati come "comunisti", termine che comprendeva principalmente persone di etnia cinese, ma che comprendeva in generale chi andava contro il governo. La cosa peggiore é che probabilmente tutto ció é passato sotto traccia e che nessuno abbia preso provvedimenti.
Ma la particolaritá di questo docu-film sta nel fatto che le vicende di quei terribili anni non vengono raccontate dai superstiti o da estranei ai fatti, ma dai carnefici. Ritengo che faccia venire i brividi una cosa del genere. E' come se Hitler parlasse davanti ad una telecamera di come funzionassero i campi di concentramento e le camere a gas, tutto questo con il sorriso. Qui invece le star sono due attempati gangster che durante il colpo di stato ebbero un ruolo rilevante nella strage. Questi due uomini parlano tranquillamente del loro passato ironicamente, come se uccidere non fosse importante e descrivono nei minimi particolare gli omicidi e le torture che li hanno resi celebritá nel loro paese.
Fa specie come la loro vita sia stata influenzata davvero tanto dall'occidente, sia nella politica (l'odio contro i comunisti), sia nei modi di fare (il principale gangster si vantava degli abiti che andavano ai tempi) che nella vita di tutti i giorni (le loro azioni erano ispirate dalla visione dei film americani che venivano trasmessi ai tempi). Particolare é come a tutti piaccia la definizione di "gangster" perché significa uomo libero e loro, da uomini liberi, arrivano per liberare la loro terra dal male.
Dai loro dettagli si possono trarre tante conclusioni: l'Indonesia é uno dei paesi meno democraticizzati del globo in cui ancora oggi i gruppi paramilitari fanno ció che vogliono: comprano i voti, violentano donne, arrestano chi vogliono. Non ci sará mai qualcuno che li possa arrestare, sono loro la legge.
E se dopo questo documentario gli "attori" venissero convocati a L'Aia per le violenze che hanno distribuito nel corso della loro vita? Non c'é problema, andrebbero correndo perché ció li renderebbe famosi in tutto il mondo. Sarebbe una soddisfazione.
Molto potenti alcune scene: quella della tortura a Congo, il principale gangster, in cui lo stesso sente come se stesse per morire, si sente male e deve smettere di recitare per riprendersi un po', forse capendo cosa ha fatto provare alle sue vittime e per cui dice di avere strani incubi la notte; altra scena che rimane impressa é quella del finto attacco al villaggio che, anche quando finisce, tramortisce tutte le donne ed i bambini che piangono e si lamentano per lungo tempo. Particolari anche le scene ambientate in riva al fiume dove alcune donne eseguono dei balletti particolari che mettono in risalto un lavoro fotografico eccellente.
Nonostante il documentario non sia il mio genere preferito, questo mi ha colpito positivamente e non capisco come non sia riuscito a vincere l'Oscar. Lo consiglio vivamente, ma non nella versione che ho visto io (piú lunga di quasi 50 minuti) poiché la tensione viene spezzettata da intermezzi da commedia quasi comici.