caratteri piccoli caratteri medi caratteri grandi Chiudi finestra

IL PASSATO (2013) regia di Asghar Farhadi

Nascondi tutte le risposte
Visualizza tutte le risposte
Invia una mail all'autore del commento NotoriousNiki     8 / 10  12/01/2014 23:38:10Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Farhadi allenta la morsa al fondamentalismo islamico e in questa pellicola tocca un tema più universale, il senso di colpa, che il tempo non ti aiuta a superare come si dice, se la persona a cui hai fatto il danno convive e la vita te lo sbatte in faccia di continuo. Farhadi si dimostra un autore in grado di maneggiare la materia più variegata, di stampo neorealista medio orientale, invoca tinte thriller in più di un'occasione, ma è sapiente l'uso che ne fa nella ricostruzione del flusso di coscienza, in questo scarica colpa che alla fine li vede tutti protagonisti dello stesso 'omicidio'. Ogni personaggio ricettacolo di un lavoro sopraffino del regista, rievocare l'imbarazzo della quotidianità con mini sequenze che sembrano superflue ma sono quelle nella quale è più avvertibile il disagio della persona, Lucy truccata come uno zombie con questi occhi rossi sin dall'inizio muove qualche sospetto nello spettatore, questa depressione silenziosa che l'avvolge e la emargina da un rapporto affettivo con la famiglia. Comunque Farhadi ricrea quel fil rouge che si porta dietro dalle ultime 3 opere, la separazione coniugale, il focus sulla donna (più avvertibile negli altri dato che poggiava sull' emancipazione dai retaggi islamici), ma anche queste riprese in auto che sono le più sintomatiche per ricreare la natura della quotidianità delle relazioni umane. Inferiore no a 'Una Separazione' però quest'ultimo si fa preferire per l'eterogeneità dei temi, una sommossa al fondamentalismo, lo demolisce mostrando tutti i paradossi che limitano una 'normale' convivenza. La perizia tecnica della quale è dotato è straordinaria, una sequenza finale nella quale poteva venir meno il suo rigore sentimentale invece si districa bene nel campo minato in cui era finito, infine una Bejo che rimembra quei drammoni settantini che vedevano protagonista una Loren spettinata, imbruttita proprio per contestualizzarsi alla figura della casalinga proletaria.