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PRISONERS regia di Denis Villeneuve

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Spotify     8 / 10  25/01/2019 04:12:56Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
--- PRESENTI SPOILER ---

Gran bel film. Una storia fredda, cupa e malsana raccontata con maestria da Denis Villenueve.
Non che la trama sia originalissima, però questo "Prisoners" incute un forte fascino e fa stare in tensione fino all'ultimo minuto.
La vicenda vede protagonista Keller Dover, sposato e con due figli. Durante la festa del giorno del ringraziamento, i Dover si trovano a festeggiare insieme a degli amici, i Birch. Anna Keller e Joy Birch, ovvero le figlie più piccole delle due famiglie, si allontanano per giocare ma improvvisamente spariscono. Inizia una disperata ricerca delle due bambine, le quali l'ultima volta, sono state viste vicino ad un camper. Ad indagare sul caso giunge il detective Loki. I giorni passano ma le bimbe non saltano fuori da nessuna parte. E mentre Loki continua ad investigare, Keller capisce chi ha fatto sparire Anna e Joy e decide di farsi giustizia da se.
Villenueve gira un thriller che va oltre il semplice intrattenimento. Perché, seppur la storia sembra quella del classico giallo, c'è ben altro. La pellicola si caratterizza per una forte impronta religiosa: alcuni dei protagonisti sono guidati proprio dalla loro fede ed in base ad essa commettono determinati atti, spesso tremendi. Difatti, personalmente, io visto un attacco durissimo alla religione da parte del regista, in quanto essa plagia gli uomini, non facendo più distinguere ad essi, cosa è giusto e cosa è sbagliato. Come dargli torto.
Villenueve poi, mette a nudo la cattiveria, la primitività, la violenza che si può nascondere in un uomo, anche il più buono, come lo stesso Keller. Il regista inscena un meccanismo: violenza contro violenza. Ovvero, chi ha fatto violenza, riceve altra violenza. Ovviamente si parla di ciò che succede tra Keller e Alex. Oltretutto, nel film, Alex è un ragazzo con diversi problemi, tuttavia, viene brutalizzato senza pietà da Keller. Attraverso ciò, Villenueve, ritrae la società americana, apparentemente tranquilla, ma violenta dentro di se, pronta a fare ricorso alle maniere più primordiali qualora ce ne sia bisogno.
I prigionieri in questo film sono proprio i protagonisti: prigionieri delle loro paure, delle loro azioni, dei loro pensieri, delle loro incertezze e non sanno se stanno facendo il giusto o lo sbagliato ed in tal caso ricorrono alla fede.
La caratterizzazione dei personaggi è ottima: sono ben focalizzati sia Keller che il detective Loki. Due tipi diversi apparentemente, ma che in realtà si somigliano: sono cocciuti, testardi, intraprendenti ed impulsivi. Lottano entrambi per qualcosa. Non lo fanno solo per trovare le bambine, ma anche per loro stessi, per purificarsi.
Il ritmo è scorrevolissimo. 2 ore e mezza che scivolano via in maniera piacevolissima, con la storia che si fa sin da subito avvincente, colma di mistero, di depistaggi e di strambi personaggi. Se devo andare a trovare il neo, dico che se il film fosse durato 20 minuti in meno, non sarebbe cambiato assolutamente nulla, ma va bene così.
Numerose le scene di suspense... e che suspense ragazzi! Sequenze realizzate divinamente da Villenueve, il quale oltretutto si serve sempre di giochi di ombre e luci. Non manca neanche qualche salto dalla sedia.
L'atmosfera, man mano che il film procede, si fa sempre più fredda e cupa, pare quasi che la linea tra il bene e il male si annulla.
Fotografia e scenografia semplicemente perfette. I colori sono grigi, gli alberi sono grandi e dall'aspetto sinistro, il sole non compare mai, si resta costantemente immersi in questo contesto uggioso e silenzioso. Sicuramente tra i punti cardine dell'opera.
Funzionale la colonna sonora, non intensissima ma molto malinconica.
Il cast è di assoluto livello: Jake Gyllenhaal si conferma uno dei migliori attori della sua generazione. Durante le riprese di questa pellicola, l'attore di Los Angeles aveva appena 32 anni, eppure, sfodera una prestazione di grande spessore. Nell'impersonare il detective Loki, Jake assume un comportamento distaccato, freddo. L'attore muove molto gli occhi, come se avesse una sorta di tic, elemento che ben si amalgama col personaggio del detective. A tratti, sembra quasi che Gyllenhaal non provi emozioni, ma alla fine non sarà così. Espressioni convinte e decise e dialoghi recitati con professionalità.
Gran prova anche di Hugh Jackman. L'attore di Sydney, si ritrova ad interpretare un padre disperato ed in cerca di redenzione. Recitazione di gran carisma, sofferta e veritiera. Molto bravo.
Qualche difettuccio, malgrado tutto, c'è: in primis, il finale. Non contesto come finisce la pellicola, perché secondo me finisce nel modo giusto, ma per come la penso, poteva essere un epilogo un po' più approfondito. Tutto qui.
Poi la sceneggiatura non è proprio eccezionale. In certi punti l'ho trovata un tantino forzata, alcune situazioni sono un po' bizzarre. Poi, non manca qualche ripetizione di troppo, però, fortunatamente, il regista non lo fa notare più di tanto per quanto gira bene. Tuttavia il difetto rimane. Per il resto, funziona tutto: l'impianto narrativo è solido, i colpi di scena sono piazzati al posto giusto. I dialoghi sono un po' scolastici, ma mantengono alta l'attenzione.


Conclusione: un prodotto di qualità, ben fatto e trattante temi molto interessanti. Sicuramente rientra tra i migliori thriller degli ultimi anni, specie per come è girato e la relazione che c'è con le tematiche affrontate da Villenueve. Poi, per me, al capolavoro non ci arriva, qualcosina manca, ma, invito tutti, caldamente, a vedere "Prisoners", non ve ne pentirete.