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SOLE A CATINELLE regia di Gennaro Nunziante

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elio91     6 / 10  05/01/2014 01:59:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Qualche risata qua e là la strappa. Non è abbastanza per giustificare il successo al box office. Al di là del moralismo di facciata, è preoccupante che un film invendibile all'estero, che giustamente non se lo filerebbe di striscio, e invendibile non perché poco commerciale in senso stretto (non è cinema d'essai ovviamente) ma perché tremendamente provinciale nel senso peggiore del termine, dicevo è preoccupante che una commedia del genere diventi l'elefantiaco campione di incassi della stagione.
Zalone non ha inventato nulla: Federico Salvatore e Tony Tammaro sono arrivati prima di lui e hanno avuto poca fortuna perché erano le persone giuste nel momento sbagliato. Con la rampa di lancio di Zelig e i primi film, molto carini, in sordina si è fatto strada grazie ad una comicità effettivamente molto personale e di pancia, poco stereotipata se non guardiamo ai due esempi di cui sopra, volgare ma anche divertente e politicamente scorretta.
Lui stesso fortunatamente non si prende sul serio. Ma se "Sole a catinelle" è il suo film più completo è anche la conferma che Zalone farà la fine dell'illustre collega Pieraccioni: un eterno ripetersi, un girotondo senza fine in cui si ripetono sempre le stesse filastrocche, mascherate dall'uso sistematico di tematiche sociali contemporanee messe lì più per forza che per bisogno, e su cui non si propone nessuna soluzione davvero valida se non lo specchietto per le allodole del "ridiamoci su". Per ora c'è la crisi, l'anno prossimo sarà lo spauracchio della politica.
Il problema che un pò mi preoccupa è che Zalone ha dalla sua una verve politicamente scorretta che è poi il suo lato più riuscito. Prova a metterla a bada con qualche dettaglio commovente, tipo il bambino (che per inciso recita benissimo) per poi disinnescarla con la risata facile. Ma Zalone, pur riproponendo all'infinito l'unico personaggio che sa fare (appunto Zalone), non è Sordi: alla fine ne risulta non solo simpatico antieroe che se la cava grazie al "volemose bene" e alla furbizia di bertoldiana memoria, addirittura diventa modello da seguire, specchio di lati del nostro carattere che ormai stanno prendendo il sopravvento. C'è critica costruttiva in questo? A me sembra di no. Mi pare un altro passo verso il baratro e l'imbarbarimento della banalità e di chi vuole ragionare solo con la pancia e non col resto.
Questi motivi su cui rifletto da un bel pò di tempo non mi permettono di dargli più di 6, che poi sarebbe stato lo stesso voto anche se il film fosse stato il, chessò, secondo o primo di Zalone: minestra riscaldata e riscaldata e riscaldata, come le battute che vengono mostrate e le situazioni. Checco, sforzati invece di pensare ai soldi facili.
Gualty  13/03/2014 22:48:04Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
concordo pienamente sull'analisi dell'antieroe: se da un lato gli si può concedere ogni liceità e sfrontataggine in quanto in buona parte inconsapevole e ingenuamente innocuo, dall'altro il continuo successo, il suo cadere in piedi come i gatti lo rendono un modello da seguire piuttosto che una peste da evitare. Ed allora la satira rischia di farsi propaganda.
Per il resto non c'è molto da eccepire, nè al tuo commento nè al film in sè: un fenomeno del tutto italiano che oggettivamente fa ridere e che fugge ogni pretesa autoriale in parte per manifesta ( ed onesta ) distanza d'intenti e in parte per il botteghino. Mi auguro che riuscirà a risolvere questo dittico e superare la paura di fallire producendo un film moderno e "universale" mantenendone la verve.