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UNDER THE SKIN (2013) regia di Jonathan Glazer

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Invia una mail all'autore del commento williamdollace     9 / 10  10/09/2014 15:07:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Glazer annienta le didascalie per mostrarci un (il) cinema dal linguaggio brutale senza il dito puntato a sottolineare o indicare facili scorciatoie allo spettatore.

Inizia con un HAL 9000 di piombo e una lacrima (vera) da un corpo sdraiato in una sala lattea che si ricollegherà a tutte le lacrime successive.

Assecondiamo costantemente un conturbante corpo (alieno) che obbedisce all'imperativo tecnologico elementare di una seduzione funzionale alla raccolta di corpi, imballaggi per funzioni sconosciute. Il sonoro imbutoide ci chiama ad auscultare la meccanica interna del corpo, come accompagnatori silenziosi investiti dalla resa della stessa prospettiva.

La messa in scena sequenziale della seduzione non risponde a canoni estetici o a deviazioni indicate dalla morale delle circostanze, nulla turba la funzione, gli accadimenti, nulla si cura dello scempio fra gli esseri umani barattoli involucri mortali sofferenti, nulla della loro morte, del loro vacuo divertimento, della loro crudeltà.

Il sesso (la promessa del) diventa un tramite illusorio senza compimento, un tranello, una rete da pesca seriale per racimolare corpi, cancellando il qui e ora attraverso un "per", in funzione di.

Si sussegue una catena di tensioni epidermiche dal possibile svolgimento carnale, come promesse mantenute da un epilogo diverso.

Poi il nodo focale, la rotta che piega, la curva che la moto non si aspetta: lo specchio che deforma la tecnologia, il proprio volto, le proprie sembianze non sono più un involucro per il metallo di un meccanismo alieno programmato per una sola specifica funzione, sono "altro", la possibile scoperta di un'evoluzione che a sua volta cambia tutto il (de)corso degli avvenimenti, l'acquisizione dei segni del linguaggio umano non sono più ripetitiva metodica bensì la possibilità di evasione dalla programmazione data dalla scoperta consapevolezza di sé, la seduzione che diventa empatia che diventa curiosità e poi voglia che diventa orrore di una scoperta di incompletezza e la Consapevolezza, infine e sublime*, che incanta attraverso lo specchio di un volto smontato in cui guardarsi faccia a faccia, l'attimo in cui tutto si compie e diventa squarciante, come un corpo finalmente acceso (e incendiato) che attraversa il gelo di una tempesta di neve.
pier91  11/09/2014 19:51:07Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Mi piace come hai colto alcune cose del film
Invia una mail all'autore del commento williamdollace  11/09/2014 20:12:40Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Grazie