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UNDER THE SKIN (2013) regia di Jonathan Glazer

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GianniArshavin     7½ / 10  01/09/2014 13:21:51Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Film complesso e non per tutti i palati questa seconda opera di Jonathan Glazer. Tratto da un romanzo di Michel Faber (molto diverso a quanto pare dall'opera cinematografica) questo prodotto fantascientifico punta tutto sui contenuti e sulle immagini , tralasciando la storia e la narrazione. Il regista quindi da vita ad una vicenda minimalista e intimista , dai pochissimi dialoghi e dall'ermetismo quasi totale.
La prima parte mi ha ricordato molto "Taxi driver" per la forte alienazione che si respira nelle desolate cittadine di periferia scozzesi e nell'animo della protagonista , una straniera in terra straniera che riesce a sopravvivere solo attaccando per prima. L'atmosfera che si respira in questo primo tempo è pesante , cupa , fredda e deprimente , i personaggi sono degli individui soli che facilmente cadranno nella rete della misteriosa donna/alieno.
Durante la prima fase ho percepito anche vaghe influenze cronenberghiane , che rappresentano la componente fantascientifica del titolo.
La storia procede molto lentamente , la protagonista intraprenderà un percorso molto personale alla scoperta del mondo in cui è stata invitata e di se stessa , con Glazer che dimentica del tutto il filone principale per concentrarsi solo sul personaggio interpretato dalla brava Johansson. Non avremo risposte quindi , il tutto rimarrà ambiguo e astratto.
Tecnicamente nulla da dire , il regista ci sa fare e sfruttando una fotografia incredibile ed una colonna sonora straniante e magnifica ci regala spesso inquadrature d'autore che confermano la natura "d'essai" della pellicola.
Purtroppo però il grande difetto del film è proprio l'eccessiva sicurezza nei propri mezzi di Glazer , che si specchia fin troppo ed esagera nella ricerca dell'inquadratura d'autore ammazzando di fatto il ritmo e la genuinità di "Under the skin". Sfortunatamente saranno moltissimi i punti morti gratuiti disseminati per tutta la durata della visione , alcuni francamente inutili: va bene il sottolineare la location isolata e selvaggia , va bene soffermarsi sugli abitanti,va bene comunicare con le immagini ma ad un certo punto tutto questi frangenti di "poesia registica" stancano perché rallentano fino allo sfiancamento il ritmo.
Dunque "Under the skin" è un'opera che ammalia e affascina nel suo essere metaforico e oscuro. Peccato per i tanti momenti di stanca che Glazer poteva francamente evitare.