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STILL LIFE (2013) regia di Uberto Pasolini

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Invia una mail all'autore del commento kowalsky     8½ / 10  28/12/2013 14:22:54Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
"Still life" è, semplicemente, un film meraviglioso. Tocca le corde giuste anche quando sfuma in un epilogo tanto toccante quanto pretenzioso, una deriva di ispirazione sovietica metaforica di stampo Cechoviano. Il film di Uberto Pasolini mi ricorda invece moltissimo certe opere di Oliver Assayas, la costruzione di un personaggio con cui, a poco a poco, gli spettatori finiscono per empatizzare, nel bene e nel male. Il John May di Eddie Marsan è una tragica e moderna figura Gogoliana, che nel suo smarrimento individuale ha diversi punti di contatto con l'Olec Borisov di "Ultimo testimone" (1990) di Mikhail Pandoursky.
La bellezza del film sta tutta nella rappresentazione di un individuo che sente accrescere la sua solitudine mentre accompagna i suoi "defunti" all'ultimo saluto prima della sepoltura, in quello spazio desolante che ricorda un verso di De Andrè "quando si muore si muore soli". E la regia di Pasolini riesce a lievitare e alludere a questo dramma interiore senza farlo mai pesare sulle spalle degli spettatori. E' come se entrassimo a far parte di una triste, ma purtroppo sincera, rivelazione. E' un universo desolante, dove si amalgamano foto come ricordi, continuità di una vita che a poco a poco entra nel buio di tutti coloro che la vivono, mentre il silenzio rende inquietante ogni cosa, e la separazione è avvenuta già, a modo suo, troppi anni prima