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LA STORIA DEL CAMMELLO CHE PIANGE regia di Byambasuren Davaa, Luigi Falorni

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Beefheart     7 / 10  25/06/2007 19:13:22Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Ottimo film, fiabesco e documentaristico al contempo, che ci porta nelle remote terre del deserto dei Gobi, in Mongolia, ad osservare l'anacronistica realtà quotidiana dei pastori nomadi che ne abitano le sconfinate lande in piccoli gruppi, all'interno di tende circolari. Ad esempio, ci viene permesso di assistere al fondamentale evento della nascita dei cuccioli di cammello, fondamentali per la loro sussistenza, che allevano in cambio di lana e latte e cavalcano come unico mezzo di locomozione. Una femmina gravida che fatica a partorire il suo primo cucciolo, è motivo di mobilitazione ed unione delle forze del piccolo insediamento che, tra riti propiziatori e conoscenza, si adopera e collabora per vivere in una terra fuori dal tempo con leggi dettate, in larga parte, dalla natura ed, inevitabilmente, di generazione in generazione si tramanda usi e costumi. Ovviamente fotografia e location sono la punta di diamante: distese sconfinate e desolate, imponenti catene montuose all'orizzonte, abitazioni rudimentali ma efficenti ricavate da tendaggi smontabili, arredate alla meglio e scaldate con stufa a legna; attori non professionisti che svolgono le loro normali mansioni quotidiane, come cucinare, tessere e accudire il bestiame, mentre i piccoli sognano malauguratamente di potere avere, un giorno, la televisione. Pochissime tracce di modernità tecnologica (per acquistare sei pile bisogna cavalcare per ore ed ore a dorso di cammello), se non nell'emblematico finale... La trama è molto semplice, finanche un po spoglia, ma il ritmo fluente e la componente poetico-fiabesca ne fanno un prodotto decisamente piacevole. Consigliato.