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PROFESSIONE: REPORTER regia di Michelangelo Antonioni

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Mpo1     9 / 10  06/02/2007 01:00:06Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
L’ultimo grande capolavoro di Antonioni. Terzo dei suoi film realizzati all’estero (dopo “Blow-Up” e “Zabriskie Point”), ritorna però alle tematiche di suoi film precedenti, come “Il Grido” e “L’Avventura”. Un film tecnicamente perfetto e profondo nei suoi contenuti.
Il protagonista è un reporter che, per fuggire dalla propria vita, assume l’identità di un uomo morto, solo per scoprire di essere ugualmente infelice e insoddisfatto.
Antonioni riesce a trasformare quella che sulla carta poteva essere una semplice storia poliziesca in una meditazione sulla sofferenza della vita, sull’impossibilità di comprendere la realtà e di cambiare la propria personalità, insieme con la propria identità. Assumendo l’identità del morto, il protagonista crede di poter dare un nuovo significato alla propria vita, non riuscendo a capire che, anche con un altro nome, lui rimane sempre la stessa persona. La solitudine dell’essere umano, l’impossibilità di trovare una ragione di vita, la tragicità e la mancanza di senso dell’esistenza (di qualunque esistenza), tutto ciò è chiaramente quello che Antonioni voleva descrivere con questa pellicola.
Da rilevare l’ultimo magnifico piano sequenza, con la macchina da presa che lascia il protagonista steso sul letto nella sua camera d’albergo ed esce lentamente attraverso la finestra, mostrandoci quello che accade fuori. Il senso di Antonioni per la composizione visiva è ai massimi livelli in questo film, creando sequenze che contrappongono il personaggio protagonista della scena con l’ambiente vuoto in cui si muove. Il vuoto del deserto africano e dei paesaggi spagnoli rispecchia il vuoto della nostra esistenza.
Straordinaria fotografia di Luciano Tovoli (lo stesso di “Suspiria”).