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VADO A SCUOLA regia di Pascal Plisson

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Invia una mail all'autore del commento LukeMC67     9 / 10  17/10/2013 08:17:26Nuova risposta dalla tua ultima visita » Rispondi
Questo film e' riassumibile in una sola parola: bello. Anzi, bellissimo. Il Cinema ritrova la sua radice documentaria (così cominciò con i fratelli Lumière, no?) e ci offre un prodotto di rara maestria, intensità e gioia. Osannato (più che giustamente) al Festival di Locarno anche se fuori concorso, ha trovato una coraggiosa distribuzione in Italia. Una sola critica ai benemeriti distributori: forse era meglio non far doppiare i magnifici protagonisti delle incredibili storie che ci vengono mostrate. Per il resto non c'è una sola cosa che non funzioni in questo film: la scelta dei soggetti (4 storie esemplari ai 4 angoli del mondo i cui protagonisti sono dei bambini che affrontano cammini ardui, lunghissimi e pericolosi pur di andare a scuola e che sognano insieme alle loro famiglie un riscatto sociale e un futuro migliore grazie all'istruzione), la fotografia meravigliosa tanto nei suoi campi lunghissimi mozzafiato che nei dettagli struggenti (per non parlare delle soggettive straordinariamente coinvolgenti), un montaggio da vero e proprio film di finzione che ha saputo alternare le 4 storie narrate con un ritmo serratissimo e al contempo solenne giustapponendole fino al loro culminare con l'arrivo nelle scuole, un suono curatissimo con una suggestiva e descrittiva colonna sonora, una regia salda ma assolutamente attenta a non forzare nessuna situazione e soprattutto a non far recitare i piccoli protagonisti. Insomma, un'opera cinematograficamente vicina alla perfezione. E poi discorso a parte merita il messaggio di quel che ci viene mostrato: in un Paese come il nostro che ha deciso di buttare al macero l'istruzione pubblica, mi ha colpito molto l'ansia di riscatto e la speranza che invece i vitalissimi "popoli del Sud del mondo" affidano all'istituzione scolastica. Il parallelo tra questi coraggiosissimi bambini e bambine che sprizzano vitalità da ogni poro, circondati da famiglie che li amano ma non li adorano strangolandoli, anzi che permettono loro di responsabilizzarsi attraverso l'esperienza autonoma del lungo cammino, e i loro annoiati, capricciosi e scontenti omologhi occidentali è davvero impietoso. Mi vien da dire che saranno loro a portare avanti il mondo mentre noi è giusto che ci esauriamo nell'incipiente entropia che ci siamo costruiti grazie all'opulenza. Forse anche loro, se raggiungeranno il nostro livello di vita, diverranno come noi. Ma intanto coltivano sogni, sviluppano un senso sociale e una solidarietà (mirabile il caso del bambino indiano disabile) che nessuna esperienza virtuale potrà mai sostituire preparandoli a essere veri uomini e vere donne forgiati dall'esperienza della vita reale. Tutto ciò che è negato ai nostri figli, spesso soffocati dalle ansie di insicurissimi genitori. Col risultato di non generare futuro (mi chiedo, a mo' di puro esempio, come farebbero i nostri "premurosi" genitori a sopportare l'idea di non dotare di cellulare i propri figli quando affrontano situazioni ben meno ardue di questi loro coetanei!!). In tal senso acquista ancor più valore la dura esperienza che ci ha offerto Gianfranco Rosi che, per converso e con canoni comunicativi arditi, ha saputo descrivere l'altra faccia della medaglia di "Vado a scuola": infatti, all'estrema vitalità di questa pellicola si contrappone la terribile presa d'atto del nostro nichilismo in "Sacro Gra" (mi è balzato subito all'occhio come anche Rosi ci ha mostrato che nella squallida periferia romana sono solo gli "extracomunitari" ad esprimere una gioia di vivere ballando scompostamente in piazza). Non a caso si tratta di due documentari potentissimi nella loro descrittività di due parti di mondo e di due umanità perfettamente contrapposte nei destini che si sono scelti. Bravo davvero, Pascal Plisson. Un'ultimissima annotazione amara: questo film è stato prodotto, tra gli altri, da France 5 (il canale pubblico francese dedicato alla conoscenza) e dall'UNESCO; "Sacro Gra" è stata una produzione indipendente che solo dopo ha visto un "recupero produttivo" da parte pubblica... anche questo è un segnale (negativo) che ci dovrebbe far riflettere sulla china che abbiamo deciso di scendere in questo disgraziato Paese.